MIOPIA LAICISTA
Bisogna attendere di conoscere le
motivazioni della sentenza per poterne parlare con maggiore
intelligenza e, tuttavia, qualche considerazione, a caldo, se non
giuridica almeno culturale bisogna pur farla. Inutile dire dello
sconforto.
Diciamo pure che si tratta dell'ennesima vittoria di una società che
rinuncia a se stessa, che si vergogna della propria storia, della
propria cultura e che facendosi scudo di visioni ideologiche ancorate
alla modernità, persegue un obiettivo chiaro: ricacciare la
religione, segnatamente quella cristiana, nel privato. Lo dimostra
anche l'enfasi che, all'stero, ha accompagnato la notizia giudicata una
vittoria della laicità sull'oscurantismo. Un'enfasi che nel nostro
Paese, mi sembra che non sia stata raccolta. La stampa di segno avverso
ha infatti fatto passare la sentenza come fatto secondario. Un qualcosa
che non deve far pensare molto dal momento che vi sono problemi, a
cominciare dalla crisi economica, ancora più gravi. Una bazzecola,
querelle agitata da poveracci che appartengono ad un mondo superato.
Credo che questo sia l'atteggiamento più grave che dimostra la
sostanziale perversa manovra di una piccola elite che immagina di
possedere la verità e di potere dare patenti di democrazia e di
modernità. Mi ha inoltre sorpreso l'assenza di prese di posizioni da
parte di intellettuali del mondo cattolico, la paura di essere segno di
contraddizione li conduce a scelte vili. Mi è invece piaciuto il numero
di ieri di La Repubblica. Una volta tanto, un giornale che ospita fra le
sue firme anche uno dei giudici della corte dell'Aja, si è posto il
problema con serietà dando spazio a Vito Mancuso, a Massimo Cacciari e
richiamando le belle considerazioni del cardinal Martini. Unica voce
stonata quella di Augias che, con il consenso di qualche cristiano, è
divenuto l'interprete nuovo della storia e della teologia Cristiana
spesso riconosciuto per tale al di là delle banalità di cui riempie le
sue pagine.
Pasquale hamel
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