Vincenzo Noto |
Natale: andare incontro all’uomo
“E la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Tanti celebreranno il Natale nelle nostre città, forse tutti, chi più e chi meno, chi in un modo e chi in un altro; ma non tutti quelli che vivranno questa festività lo faranno allo stesso modo e a diversi tra loro non si potrà obiettare nulla se non avranno presente il senso cristiano dei questi giorni santi. Ma a quanti accoglieranno il Natale con fede è riservata una gioia purissima e sono richiesti atteggiamenti in armonia con il mistero celebrato, ispirati proprio al prologo del vangelo di Giovanni. Quali potrebbero essere gli atteggiamenti natalizi intonati alla festa? Nel mistero dell’incarnazione la Parola (il Figlio) uscì dalla della casa della gloria dove viveva davanti al Padre (cfr Gv 1,1-2), contemplato e amato con amore personale (lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio), e piantò la sua tenda sulla terra (cfr Gv 1,14), rivestendo l’abito povero della nostra umanità. Non fu - umanamente parlando - un gran guadagno per il Figlio; ma fu una scelta, potremmo dire, obbligata, dettata dalla volontà di condividere dal di dentro la vita degli uomini, nei quali egli si riconosce perché creati per mezzo di lui (cfr Gv 1,3). Se questo è il senso teologico del Natale, il fedele non si può limitare a contemplarlo in silenzio, o a imitarlo solo nella traduzione scenografica del presepe, fisso o vivente che sia. Il fedele-discepolo deve attraversare la via segnata dal Maestro, uscendo dalle sue rassicuranti abitudini giornaliere e dai modelli natalizi tradizionali preconfezionati per andare incontro a chi attende un volto, un sorriso, una parola, una condivisione del modo di far festa. Ancora, il Natale è il momento nel quale Dio, nel Figlio, squarcia il cielo e muove dalla sua solitudine arcana e silenziosa per riempire l’isolamento dell’uomo, incapace, dopo il peccato, di riflettersi nel volto del fratello, e per entrare in comunione dialogica con lui. Questi giorni, pertanto, dovranno caratterizzarsi per la ricerca di una comunicazione ampia e coinvolgente fra tutti, nessuno escluso; senza questa apertura non sarà Natale, anche se nelle nostre case ci sarà il presepe con luci e animazioni, l’albero colorato e ricco di doni, panettoni e dolci, serate di gioco e cene raffinate. Perché il Natale 2009 possa essere vissuto e ricordato come un tempo di gioia vera dello spirito è necessario, allora, che i figli della Chiesa si accostino a quanti vivono accanto e attorno a loro per annunciare che Dio continua a essere l’Emanuele (Dio con noi) e per rassicurarli che possono contare su ciascun cristiano per ravvivare il desiderio di speranza e di pace che coltivano nel cuore. Se, di frequente, le parole diventano pietre, che le nostre labbra, dando voce a un cuore lieto e pieno di Dio, proferiscano in questo tempo parole di fraternità e di condivisione, di perdono e di riconciliazione, di augurio e di benedizione, avendo i nostri occhi contemplato “la gloria del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).
X Domenico Mogavero Vescovo
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progetto: SoMigrafica 2009