Vincenzo Noto |
ANNO SACERDOTALE, PUGLISI BEATO?
Concludendo l’omelia nella cattedrale di Palermo in occasione del sedicesimo anniversario della “barbara e sacrilega uccisione, per mano mafiosa, del Servo di Dio Padre Pino Puglisi”, l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, sosteneva che il parroco di Brancaccio “rimane per tutti esempio ancora vivo di fedeltà generosa a Dio e all’uomo.” In particolare, lo si deduce da tutto il discorso che monsignor Romeo ha tenuto in apertura del nuovo anno pastorale, don Puglisi viene proposto a modello dei suoi confratelli invitati a sentirsi sempre sacerdoti, a vivere la comunione con la chiesa e con il vescovo, e a essere disponibili al sacrificio personale nella quotidianità della vita pastorale. Questo forte richiamo dell’arcivescovo di Palermo ai suoi confratelli avviene a qualche mese dall’avvio dell’Anno Sacerdotale indetto da papa Benedetto che ha proposto a modello dei presbiteri il santo Curato d’Ars, il più povero e il più semplice sacerdote che si potesse immaginare, tutto dedito alla conversione delle anime in uno spirito di totale dedizione e di sacrificio di sé. Tutte le diocesi siciliane hanno programmato incontri di clero, convegni, pellegrinaggi che hanno al centro dell’attenzione la vita, il ruolo, la formazione iniziale e permanente dei preti mentre tanti sociologi continuano a chiedersi se c’è un futuro per il prete o se c’è un prete per il futuro. Proprio in questi giorni un gruppo di sacerdoti della diocesi di Monreale si è recato ad Ars, in Francia, per un corso di esercizi spirituali per attingere nuove energie nell’impegno a favore dei più fragili. Non sono pochi i sacerdoti che fanno notare come non sempre è facile far percepire soprattutto ai giovani seminaristi e ai preti ordinati da pochi anni l’alto valore spirituale di un sacerdote, il Curato d’Ars, nato e vissuto nel diciannovesimo secolo con strumenti ascetici propri del suo tempo. Ed allora, perché non proporre, da parte del Vaticano, a modello dei sacerdoti che vogliono vivere in piena sintonia con le categorie culturali ed esistenziali del nostro tempo don Pino Puglisi, ovviamente anche insieme ad altri sacerdoti che hanno vissuto come servizio il loro ministero, santificando se stessi e gli altri, magari portandolo agli onori degli altari, proclamandolo beato a conclusione dell’anno sacerdotale? Da più parti si dice che la complessa procedura per esaminare scritti, documenti, testimonianze messa in moto per padre Pino Puglisi, è già in dirittura di arrivo e, pare, con ottime possibilità di un risultato positivo. Nessuno può permettersi di entrare nel merito di questo delicato lavoro che la chiesa conduce con i piedi di piombo, ma la conclusione dell’anno sacerdotale potrebbe davvero costituire un ottimo momento per la beatificazione di don Pino, magari da fare a Palermo, presente il papa. Cosa che darebbe alla nostra Sicilia un momento di centralità molto diversa della solita attenzione che in molti vi dedicano.
Vincenzo Noto
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