Vincenzo Noto |
A PROPOSITO DI OMOSESSUALITA’: TOLLERANZA ZERO?
Ci si fa la bocca amara, quando su problemi essenziali, quelli che riguardano argomenti delicati nel campo della fede o nel campo etico, ci sia divergenza di vedute anche fra noi ecclesiastici. Spiace tanto che sia emerso a livello pubblico un intervento disciplinare da parte del cardinale Romeo, secondo il quale la veglia di preghiera programmata per gli omosessuali all'interno della chiesa di S. Lucia al Borgo, con il consenso dei Padri missionari comboniani che curano il cammino della Comunità (dove ha tanto lavorato p. Paolo Turturro e dove, su invito dei missionari, continua a collaborare), non andava effettuata. Mi si consenta, ai margini di una polemica che è già rovente, di esprimere alcune idee che, rispettose del pensiero degli altri, invocano, anzi esigono, rispetto, se non altro per la sincerità delle intenzioni e per la serietà con cui sono state maturate in tanti anni di riflessione. 1. I non cristiani sono liberi di non condividere l'antropologia e l'etica espressi nella Bibbia, che i cristiani consideriamo come Parola di Dio. Nella Bibbia, sia tra le Pagine dell'Antico Testamento {chi non ricorda la distruzione di Sodoma e Gomorra?} sia in quelle del Nuovo Testamento l'omosessualità è disapprovata in maniera categorica e senza spazi di equivoci. S. Paolo, che non era sposato e che spesso viene tacciato di misoginia, rivolgendosi ai Romani nella famosa lettera certamente dettata da lui al suo segretario Terzo, ha sulla omosessualità parole forti e sconcertanti di condanna senza appello. È stato ipotizzato da alcuni esegeti moderni un condizionamento forte della mentalità dell'epoca sul pensiero del grande Apostolo, visto che a quei tempi erano ancora da venire scienze come la psicologia l'antropologia e la psicanalisi. Ma i cultori di queste scienze sono tutt'altro che arrivati a conclusioni sicure e universalmente riconosciute nel mondo scientifico in questa materia. E che facciamo? Cambiamo un'etica sicura e suffragata dalla Bibbia e dalla Tradizione della Chiesa perché qualche studioso insinua che la tendenza omosessuale rientra nei canoni della normalità e pertanto nel diritto del suo esercizio e nella pretesa che tale diritto, professato come naturale, si trasformi in diritto positivo nella equiparazione assoluta fra orno ed etero sessuali? 2. Condivido pienamente la convinzione di quegli studiosi, non certamente fra gli ultimi, secondo i quali la tendenza omosessuale non è di carattere fisiologico ma psicologico e quindi, tranne casi assai eccezionali, del tutto modificabile. Sono numerosi i giovani e le ragazze che conosco i quali sono passati da una iniziale tendenza gay a una inversione di tendenza, cui è seguito un matrimonio felice con figli e figlie. 3. Non è sotto osservazione di tutti che la conformazione anatomica fisiologica e morfologica del corpo umano, sia maschile che femminile, venga omologata per un incontro e una compenetrazione secondo le leggi di un amplesso in cui i corpi sono traduzione e linguaggio del cuore e dello spirito? Se ogni cosa andasse lasciata alla sua naturale tendenza non sarebbero nati né il canale di Suez né quello di Corinto, né esisterebbero i parchi nazionali o i trafori delle gallerie. Perché rinunciare in partenza a correggere ciò che si può correggere? 4. La Chiesa non ha nulla nei confronti delle persone omosessuali e il documento firmato dal- l'allora cardo Ratzinger è tutt'altro che irriguardoso verso di loro. Così anche il "Catechismo della Chiesa cattolica". Irriguardoso è tacciare di omofobia chi non condivide certe idee. E dispiace che linguaggio e mentalità corrente favoriscano questo termine, quasi che siano condannabili, pressappoco come gli xenofobi che hanno paura degli stranieri e li vorrebbero reinseriti nelle loro terre perché ci si sente da loro disturbati, se non proprio minacciati. Chiaramente irridere gli omosessuali che non disturbano nessuno e osservano le leggi di una nazione e non pretendono privilegi di sorta è contro la carità cristiana, ma ricordiamoci che è pure contro la carità cristiana chi condanna coloro che esigono dagli stranieri, come dagli omosessuali, comportamenti non discriminatori né arroganti. 5. Fino a quando un africano asserisce di essere figlio di Dio e di volere essere trattato come tale è nelle sue buone ragioni, ma se pretende di essere trattato come essere superiore e di potersi permettere tutto, perché si ritiene più intelligente e più dotato perché di etnia superiore, entriamo nel campo della patologia. Così fino a quando un omosessuale esige di non essere discriminato nella società siamo d'accordo, ma se esige che in uno stato di diritto sia configurata come famiglia la sua unione con una persona del medesimo sesso, con diritto perfino all'adozione, sarebbe come se a un cinese, che non conosce né la lingua né la cultura italiana, gli dessimo l'incarico di insegnare lingua e letteratura italiana all'università per dimostrare che siamo accoglienti e che riconosciamo come diritto quello che è soltanto un desiderio non realizzabile. 6. Riconoscere il proprio stato e i propri limiti, come sapersi accettare, è indice di saggezza. Pretendere di essere considerati come gli altri quando come gli altri non lo si è o, peggio, non lo si vuole essere, è indice, se non proprio di arroganza, quanto meno di insipienza.
Giacomo Ribaudo
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