Vincenzo Noto

 

 

Le dimissioni dell’Onorevole Romano

 

Il titolo non deve trarre in inganno nessuno. Le dimissioni dell’onorevole Saverio Romano del Pid e ministro dell’agricoltura, non ci sono state e non ci saranno perché l’interessato, alla scuola di Berlusconi, tutto farebbe in questo momento tranne che dimettersi dalla carica di un ministero tanto cercato.

Tutti apprezziamo ora molto di più la lungimiranza del presidente della repubblica Giorgio Napoletano che ha avuto non poche perplessità quando gli è stato comunicato dal governo la scelta del deputato siciliano prima dell’Udc, poi del Pid, a ministro dell’Agricoltura.

Le accuse della procura di Palermo su Romano sono abbastanza pesanti: verrà processato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nessuno ovviamente può mettere le mani sul fuoco sulla correttezza delle accuse, ma in un sistema democratico come il nostro la magistratura deve svolgere il suo lavoro senza inchinarsi nei confronti di nessuno, ministri compresi. Trovare in questo Parlamento un deputato o senatore che si dimette perché magistrati indagano o formulano accuse che vanno provate in sede processuale è cosa che sa di miracoloso, anche perché sino a quando si siede a Montecitorio o a Palazzo Madama ci si sente più sicuri  e meglio protetti nei confronti del potere giudiziario.

L’Italia Repubblicana ha avuto in anni lontani rappresentanti più sensibili di questi che dinnanzi ad accuse meno gravi di quelle che riguardano i Romano, i Papa o i Milanese hanno preferito difendersi nei tribunali con molta dignità. Ora tutti parlano di complotti politici organizzati da avversari pronti ad usare i magistrati per far saltare carriere e prebende. I cittadini, invece, ogni volta che si trovano dinnanzi a casi come questo non solo pensano che la magistratura deve fare il suo dovere, ma che quasi sempre i politici sono colpevoli. Le accuse di frequenza di soggetti considerati mafiosi ci sono tutte nei confronti di Romano per il quale vale anche quanto diceva Rosario Nicoletti, segretario regionale della democrazia Cristiana, per il quale i politici rischiano tante volte di stringere mani di criminali a loro insaputa. I magistrati sono convinti che Romano conosceva bene i suoi interlocutori di Villabate, noti anche per la loro capacità di aggregare consenso politico intorno ai loro candidati. I comuni cittadini abbiamo fiducia nella magistratura alla quale non deve in nessun modo essere impedito di svolgere indagini a 360° gradi. Ma chiediamoci: chi ripagherà i cittadini per la gestione di un ministero se alla fine i fatti venissero provati? Non per questo bisogna condannare nessuno a priori, ma qualche prudenza a livello governativo bisognerebbe pure individuarla.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009