Vincenzo Noto |
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
innanzitutto desideriamo vivamente ringraziarLa per l’odierno incontro e per il Suo costante impegno a difesa della nostra Costituzione, dell’unità nazionale e della concordia sociale.
Consapevoli degli alti compiti che la Carta costituzionale Le attribuisce, desideriamo rivolgerci al nostro Capo dello Stato per trovare ascolto e, se del caso, indicazioni. Sappiamo che la Sua responsabilità non è di governo, ma siamo certi che continuerà a seguire con molta attenzione il nostro impegno sociale (nello spirito dell’art. 4 della Costituzione).
Ci permetta di comunicarLe, attraverso questo breve documento, i sentimenti e le attese delle tante persone che si rivolgono a noi per avere aiuto e attenzione concreta, delle quali ci facciamo “portavoce”.
1) Le politiche sociali degli Enti locali non sono adeguate ai più urgenti bisogni dei cittadini più deboli. La maggior parte degli interventi pubblici ci sembrano spesso indirizzati a dare “risposte” ad enti che svolgono solo attività finanziate dal “pubblico” e che non pongono il servizio ai più svantaggiati come finalità principale della loro missione. 2) Le politiche sociali degli Enti locali spesso non tengono conto di quanto viene già realizzato dagli Enti del privato-sociale con risorse proprie. Ciò comporta che tali Enti, pur avendo le giuste competenze e sensibilità, non possono sviluppare i propri servizi in favore della collettività. 3) L’utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata non è sufficientemente sostenuto dai Comuni che ne hanno già la proprietà indisponibile. In questi anni (dal 2003), tranne qualche lodevole iniziativa, abbiamo dovuto con le sole nostre risorse, gestire i beni confiscati. Più volte abbiamo chiesto, quasi sempre invano, alle Amministrazioni locali e alla Regione Siciliana di inserire un apposito e congruo capitolo nei loro bilanci per fare fronte alle notevoli spese per risanare gli immobili confiscati e per i necessari adeguamenti funzionali. Il contrasto alle organizzazioni mafiose e l’educazione alla legalità devono rimanere valori fondanti delle nostre istituzioni. 4) Le persone immigrate che vivono nelle nostre città, nostri “fratelli in umanità”, sono una grande risorsa sociale e culturale. Stiamo cercando in tanti modi di accoglierli e di accompagnarli nel loro cammino di inserimento. Pensiamo sia utile che nella normativa in materia di immigrazione s’inserisca una nuova figura di “tutor” (famiglie ed enti del terzo settore) che potrebbe assicurare il loro inserimento legale e graduale nel nostro Paese. Auspichiamo la revisione della legge sulla cittadinanza (7 anni di permanenza effettiva, riconoscimento dei valori della nostra Costituzione, sufficiente conoscenza della lingua italiana). La maggior parte degli italiani sanno che siamo una Nazione nella misura che italiani e immigrati resteremo uniti nell’ambito di una convivenza civile e solidale. 5) Il contatto continuo, attraverso i nostri volontari, con coloro che sono “ristretti” in carcere, ci sprona a chiedere pene sociali alternative per coloro che non hanno commesso reati gravi. 6) Siamo preoccupati per quello che appare come un generale decadimento dell’etica pubblica e della crescente sfiducia nelle istituzioni che ne consegue. Ad alimentare queste percezioni contribuiscono di certo i cosiddetti “costi della politica”. Gli stipendi dei nostri parlamentari regionali e di molti “consulenti” nelle amministrazioni locali (solo per fare alcuni esempi) sono un autentico “schiaffo” alla giustizia sociale ed a quanti sono alla ricerca di un lavoro onesto. Non meno diseducativo è l’imbarbarimento della dialettica politica al quale non di rado l’opinione pubblica è costretta ad assistere.
Tramite il Suo autorevole impegno chiediamo "più trasparenza" a coloro che ai vari livelli amministrano la cosa pubblica e maggiore attenzione verso i cittadini che versano in gravi situazioni socio-economiche. Desideriamo infine riaffermare le motivazioni profonde che ci spingono ad operare nella gratuità e che trovano origine dai valori universali della fede cristiana e dalla passione per il bene comune. Nel nostro agire cerchiamo di coinvolgere sempre più persone e istituzioni per contribuire a far crescere una Italia più unita e solidale.
Trapani, 10 maggio 2010
Con sensi di distinto ossequio.
Il Presidente della Fondazione San Vito Onlus
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progetto: SoMigrafica 2009