Vincenzo Noto

 

 

UNA NOTIZIA CHE DEVE PREOCCUPARE:

LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE CRESCE ANCORA

 

La polveriera italiana è molto diffusa in tutto il territorio nazionale, ma è nel Sud che presenta connotati di estrema gravità che non possono non preoccupare quanti hanno responsabilità istituzionali. La disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 31 per cento in tutto il territorio nazionale, ciò significa che nel meridione e in Sicilia in particolare, siamo abbondantemente sopra il cinquanta per cento. Praticamente in ogni famiglia con figli in età lavorativa c’è un giovane senza lavoro e, ciò che deve preoccupare ancora di più, senza concrete prospettive che le cose possano cambiare a tempi brevi.

La politica appare sorda a questi dati impegnata, come sempre, a creare e distruggere alleanze collegate a poltrone per sé o per parenti ed amici. Le aziende private chiudono, i pubblici uffici (tradizionali datori di lavoro in un meridione senza capacità organizzative di produzione) non assumono da anni e non assumeranno ancora per molto tempo dato l’alto numero di dipendenti assunti negli anni passati né i giovani sembrano orientati a “inventare” nuove situazioni di lavoro anche perché foraggiati da nonni e genitori che li incoraggiano ad aspettare il “posto.”

Quanti danni ha provocato nella nostra regione questa cultura del posto fisso, motivo anche di un certo prestigio sociale, lo possiamo verificare attorno a noi dove domina il deserto imprenditoriale. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che il Centro Italia e il Nord non sono in grado di assorbire disoccupazione come avvenuto negli anni cinquanta e sessanta perché anche in quelle regioni si registrano sacche di disoccupazione  mai viste in anni precedenti.

Chiedere alle istituzioni pubbliche in questo momento inventiva e lungimiranza è come chiedere la luna perché sono tutte impegnate a porre un freno ai ridimensionamenti in atto e continuamente minacciati da una Confindustria che ha saputo utilizzare a proprio vantaggio tutti gli incentivi che nel meridione sono stati abbondantemente elargiti.

La situazione, comunque la si voglia leggere, si presenta abbastanza grave e carica di incognite non esclusa anche una esplosione di rabbia di chi vede scomparire la gioventù senza avere fatto una giornata di lavoro e senza poter pensare a farsi una famiglia.

Domanda: ma questi problemi sono presenti nella attività pastorale della Chiesa? Se no: perché?

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009