Vincenzo Noto

 

 

Le attese del 25 ottobre

 

Cinquecentomila cittadini, iscritti al Partito Democratico, hanno selezionato, con una democratica partecipazione, i candidati per le primarie del 25 ottobre prossimo, dalle quali usciranno il segretario nazionale e i segretari regionali del più grande partito di opposizione.

Ora la scelta definitiva è affidata agli elettori del PD.

Quanti saranno i partecipanti al voto? Quali sono le attese?

Non c’è dubbio che curiosità ed interesse si mescolano per conoscere i vincitori, i nuovi gruppi dirigenti, ma altrettanto importante sarà sapere quale programma assumerà il PD e su quale linea politica si muoverà.

La maggioranza di governo è assai ampia e i litigi interni come le vicende personali di Berlusconi non costituiscono un serio pericolo per la stabilità dell’esecutivo, ma, ove fosse necessario, dov’è una credibile e matura alternativa?

L’attesa del 25 ottobre si concentra, quindi, innanzi tutto nella configurazione di un partito che assuma le sembianze ed acquisti la forza di una proposta di governo capace di corrispondere alle istanze dei cittadini e alle esigenze di crescita della comunità nazionale.

Non so se deve essere un partito più di centro o più di sinistra, certamente deve essere alternativo al berlusconismo e cioè deve essere un partito rispettoso dei valori costituzionali, difensore dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, a partire dai più deboli e indifesi.

Un’altra attesa è riposta nel suo essere partito nazionale e, al tempo stesso, meridionale con una prospettiva europea ed una vocazione mondiale; nel ripetere che non c’è bisogno di alcun partito del Sud, occorre riconoscere l’imprescindibile esigenza di assumere i problemi e le ansie del Mezzogiorno con carattere prioritario e come essenziali per lo sviluppo dell’intero Paese.

C’è bisogno di una forza politica che sappia coinvolgere in una operativa complicità quanti hanno a cuore la libertà e la democrazia nonché l’ampliamento dei loro spazi vitali.

Pertanto c’è attesa per conoscere le alleanze alternative necessarie per contare di più, ma a patto che siano coerenti nella condivisione di comuni impegni; bisogna allearsi principalmente per qualcosa che unisce, non solo contro qualcuno che si detesta.

Le mozioni, che accompagnano le candidature, sono ricche di contenuti e di suggestioni, ma anche ai più competenti viene difficile schematizzare e indicare prevalenze o preferenze in modo chiaro e distinto.

Certamente non sarà indifferente la vittoria di questo o quel candidato, ma è l’intero PD che, con un gruppo dirigente che li comprenda tutti, deve sapersi proporre come una forza in grado di governare il Paese e di introdurlo in una nuova stagione dopo aver archiviato un periodo che – al contrario di quanto ripete il premier – è stato di stallo e di arretramento su tutti i piani in cui si articola lo sviluppo di un Paese.

Speriamo che Dio ce la mandi buona, ma chi vuol cambiare non si dimentichi l’impegno personale.

 

Rino La Placa

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009