Vincenzo Noto

 

 

 

Cornuti e bastonati


 

Gds.it titola “OLTRE 30 IMPRENDITORI SICILIANI ESPULSI DA CONFINDUSTRIA” con tanto di foto sorridente del presidente Lo Bello.

Commento velocemente questa notizia, perché ormai non c'è limite all'indecenza, e ne siamo così assuefatti da non farci più caso. Naturalmente in clima giustizialista (“mandiamoli tutti a morte”), che si oppone a garantista (“stragisti e politici? in fondo è brava gente") cosa vuoi che sia? Ormai giustizia è essere il pesce più grosso di tutti, è la giustizia del più forte, politicamente o mediaticamente parlando.

La logica da parte dell'associazione degli industriali è certo chiara, anche se non giustificante: c'è una carta etica, se la rispetti sei dentro, altrimenti sei fuori. Ma la dinamica di chi viene minacciato? Di coloro i quali vedono il loro business andare in fumo con i capannoni in fiamme? Che vedono le minacce alla famiglia ai figli? E le percosse? Come plaudire all'abbandono di una vittima?
Lo Bello forse più sensibile dell'asetticità dell'articolo puntualizza che se da un lato gli imprenditori di cui diviene manifesta l'estorsione sono espulsi, dall'altro sono accompagnati nell'effettuare la denuncia. Almeno questo!

Il problema a questo punto non sta più nel fatto, quanto nel modo di dare la notizia e nella cultura di contrapposizione che vede nelle vittime del racket estorsivo quasi dei membri del clan. Come dire che una donna che viene violentata e non denuncia il branco sia complice del crimine, quasi parte del branco, e quindi da criminalizzare. Cultura da leghismo, da piazza di contadini con le mazze e i forconi in cerca di qualche strega. Gli imprenditori? Cornuti e bastonati.

Riccardo Incandela

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009