Vincenzo Noto |
BERLUSCONI – FINI, UNO SPETTACOLO INDECENTE MA LIBERATORIO
Nell’Auditorium della Conciliazione (mai nome fu così smentito!) si è di fatto consumata la separazione politica tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, fondatori del Partito della Libertà, condannati ancora per qualche mese e vivere da separati in casa, pronti a dirsele e a darsele nelle sedi parlamentari senza giocare al risparmio. Berlusconi, per la prima volta nella sua vita politica, ha percepito che non si può essere padroni sempre, di tutto e di tutti, perché c’è qualcuno che vuole camminare a schiena dritta e, soprattutto, intende vivere con dignità il proprio ruolo politico. E Fini ha dato una lezione a tanti suoi ex colonnelli (Che pena vedere La Russa e Gasparri stravolti ma sempre servili!) e anche a gente che milita nel Pd motivata troppo spesso da ragioni di carriere personali. In molti sospettano che anche Fini abbia spinto tanto i contrasti manifestati da tempo perché, probabilmente, dopo la sua esperienza di presidente della Camera, dovrà tornare a fare il semplice deputato di un partito nel quale Berlusconi sceglie anche il portiere di notte (soprattutto quello!). Berlusconi ha visto nel comportamento di Fini un pericolo per il suo restare vita natural durante a Palazzo Chigi o raggiungere il Colle dopo il settennato di Napoletano. Due carriere finite in via della Conciliazione? Probabilmente sì, con un grande rischio per la vita politica italiana e i veri problemi del paese. Non è difficile pensare che anche nei governi delle Regioni e nelle amministrazioni comunali rette dal Pdl si faranno sentire gli echi dei contrasti ormai inconciliabili di Roma, con il conseguente blocco della vita amministrativa proprio in un momento in cui la politica è chiamata ad una presenza progettuale e costruttiva. Anche in Parlamento ogni scrutinio segreto diventerà luogo di trattativa, di inciuci e di scontri all’ultimo sangue visto che Berlusconi ha sempre qualche legge ad personam da farsi approvare. Più umiliato di così Berlusconi – Padrone non ne poteva uscire dallo scontro con Fini. I voti ottenuti dalla sua proposta (la quasi totalità) non sono segno di forza e non riescono a coprire nell’immaginario collettivo le ferite di una lacerazione che le televisioni di tutto il mondo continuano a trasmettere. Le immagini, e per lui che è proprietario di tre televisioni e le altre due della Rai le controlla al cento per cento, sono uno schiaffo vendicativo al sapore della beffa, parlano il linguaggio della disperazione, della confusione, dell’odio politico e personale che è un vero cancro foriero di morte. Vincenzo Noto
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