Vincenzo Noto

 

 

CATTIVO CREDITO IN SICILIA

 

Il fallimento, giusto un anno fa, della Lehman – a cui fatto seguito quello di oltre 100 banche negli Stati Uniti -,  ha caratterizzato un vero e proprio tsunami del sistema finanziario mondiale.  Il crollo è stato evitato grazie ad una reazione decisa e coordinata delle banche centrali e dei governi.

 

In Italia, in piena bufera finanziaria,  l’annuncio dei Tremonti bonds (strumenti obbligazionari messi a disposizione delle banche per garantirne la solidità patrimoniale e quindi la stabilità del sistema ed il risparmio dei cittadini) ha certamente aiutato a fronteggiare la tempesta.

 

Oggi sembra che concretamente sia scemato la necessità e l’interesse della banche a farvi ricorso. Ed è occasione di rilancio della polemica del Ministro dell’Economia verso le grandi banche, accusate di non fare gli interessi del Paese, aumentando la quantità di credito nei confronti delle aziende e delle famiglie.

Di segno completamente opposto la posizione del Presidente del Consiglio che ha dichiarato che non si può dare la croce addosso ai banchieri e che solo una percentuale minima delle imprese non ha ricevuto risposta da nostro sistema bancario e che poiché si utilizzano i soldi dei risparmiatori per fare credito, non bisogna fare del cattivo credito.

 

Al di là delle opinioni politiche ed economiche, ecco un tema serio: il buono ed il cattivo credito.

Cattivo è il modo in cui è stato fatto in Italia e nella nostra Regione per decenni e che è la ragione vera della scomparsa delle banche del sud che il nostro Ministro vorrebbe ora rilanciare. Cattivo è il processo lungo, farraginoso, non definito nei tempi che oggi è assai diffuso nel sistema.

E siamo sicuri che sia buono il “nuovo” processo valutativo attuativo dell’accordo Basilea 2 e che le banche siano capaci di valutare al meglio chi è capace di rimborsare o meno i soldi avuti in prestito?

 

Comunque la si pensi delle Banche italiane (e si può dire tutto ed il contrario di tutto)  è un dato oggettivo che hanno retto, stanno reggendo, la “grande crisi” meglio di quella di altri Paesi. Quasi tutti i vari Istituti hanno migliorato le posizioni (in alcuni casi di leadership) nelle varie graduatorie europee e mondiali.

 

Oggi certamente hanno la responsabilità di contribuire alla ripresa economica, ma il credito è una cosa, la crescita e lo sviluppo sono un’altra. Soprattutto sono diverse le responsabilità dei banchieri e dei ministri: ad ognuno il suo.

 

PC

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009