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Ci sarà la svolta?
La crisi della politica ha raggiunto limiti preoccupanti e inimmaginabili; la classe dirigente tace e si ripropone, senza scomporsi, di fronte alla generale indignazione dei cittadini per le tante scandalose pratiche nell’esercizio dell’attività politica. Non è giusto fare di ogni erba un fascio, ma la gente non ha più voglia di operare distinzioni e accomuna tutti in un inesorabile giudizio negativo. Povera politica! Arte e/o scienza nobile, “la più alta forma di carità” secondo l’espressione montiniana. In Sicilia? Tutto è di più e, purtroppo, di più grave e triste. In questa nota l’attenzione è rivolta ad un solo aspetto. Il 28 ottobre si voterà per rieleggere un’Assemblea (ARS) di novanta deputati perché la legge di revisione costituzionale dello Statuto non è ancora approvata in via definitiva né le norme, varate l’altro ieri dal governo Monti, hanno vigenza nell’isola. Tant’è, per cinque anni ancora avremo novanta deputati regionali! Dei novanta uscenti ben settantasei si sono ricandidati e, pur ipotizzando che alcuni saranno bocciati dagli elettori, si può immaginare che la prossima Assemblea sarà per oltre due terzi uguale alla precedente, anche se molti deputati hanno cambiato posto e “casacca” più volte. Si consideri, inoltre, che tenendo conto degli “ex” di altre legislature, ben centodue sono i candidati che già sono stati inquilini di “Sala d’Ercole”, di cui ben trenta hanno almeno tre legislature alle spalle. Non ho mai creduto al ricambio generazionale o nominalistico come valore in sé ed unico né ho mai pensato a criteri di sostituzione così rigidi da non consentire che i meriti e le qualità di alcune personalità fossero salvaguardati a tutto vantaggio delle Istituzioni e della vita democratica. Invero, non è questo (una così larga riproposizione di candidature) il modo di rispondere alle pressanti richieste della gente, che reclama un ampio ricambio di classe dirigente per rinnovarla attuando novità sostanziali nei comportamenti e nell’azione di governo. Ciascun partito, tutte le forze politiche e sociali sono responsabili; forse è più esatto dire che ciascuno di noi ha ed avrà, ancora di più dopo il voto, la sua porzione di responsabilità. Una generale autoassoluzione non serve perché – volendo assumere un atteggiamento di rigore personale ed associativo – non è difficile riconoscere che è tempo di abbandonare le comode nicchie di potere o dello “star-bene” ed esporsi al rischio similmente a chi tiene il petto in fuori. Concludo: che senso ha, dunque, pensare a chi deve fare l’assessore ed ostinarsi per una prenotazione nel futuro governo ? Se, poi, la cosiddetta “competenza” (attribuita senza esami) non tiene in alcun conto “la novità”, la quale comporta una nuova concezione della politica ed una mutata capacità di governo in direzione del servizio alla comunità, vuol dire che non si intende cercare alcun rimedio per una situazione da tutti ritenuta grave. Quando Lombardo si è dimesso da Presidente della Regione , la mia nota di commento fu titolata “Occorre una svolta”. Oggi ci si chiede: si sta svoltando? Sembra di no, ma conviene almeno stare nel dubbio e produrre un impegno, in grado di sfidare e vincere il clima rassegnato e nichilista che viviamo, oltre che capace di sconfiggere l’imperante demagogia d’occasione, dietro la quale si nasconde il vuoto di idee.
Rino La Placa
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