Vincenzo Noto

 

 

DIMISSIONI O TRAPPOLONE?

 

 

La notizia delle dimissioni annunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa molto discutere l’opinione pubblica sospettosa sulla reale volontà di uno che motivi per dimettersi ne ha avuto decine e non lo ha mai fatto perché si è creduto l’unto del Signore ripetendo che la parola dimissioni gli era sconosciuta.

Ha cambiato idea su se stesso e sugli altri? Non è facile che lo abbia fatto e che noi ci possiamo credere.

In tanti pensano che si è preso il tempo necessario per architettare qualche stratagemma che lo porti ad essere sempre al centro della scena pubblica perché ne ha bisogno in sede giudiziaria allentando un poco la tensione e l’attenzione dei media sul suo operato pubblico e privato.

C’è, però, chi pensa che questo non sarà possibile perché il presidente della Repubblica si è mosso con straordinaria abilità e non si farà mettere nel sacco da Berlusconi.  Staremo a vedere. Intanto Silvio è ancora lì e parla e si muove non come un dimissionario ma come un genio incompreso.

La più grande delusione che in questo momento sta provando non è tanto che si avvicina la data di dover lasciare la poltrona di Palazzo Chigi che gli è stata molto utile per interessi personali, quanto il fatto che in parlamento non è riuscito, con i mezzi che sa adottare benissimo, ad assicurarsi il consenso di chi è abituato a cambiar casacca pur di conseguire qualche utile concreto. E non credo che non ci abbia provato direttamente o servendosi di collaudati intermediari. Berlusconi non è apparso credibile nemmeno a chi era pronto a lasciare il proprio partito ed elettorato per garantirgli il consenso necessario. E perché? Questo è il vero problema che resta da affrontare nelle prossime settimane. Come mai non è più credibile per nessuno (si fa per dire)? Qualche spiegazione la potremmo trovare negli analoghi comportamenti degli accaniti giocatori d’azzardo. Ad un certo punto non credono nemmeno a se stessi. Per quanto mi riguarda ormai Silvio Berlusconi leader politico non crede più al Silvio Berlusconi presidente del Consiglio. E viceversa. Si è unito alla schiera di quanti non gli danno più un centesimo di fiducia tranne che nel mondo degli affari.

Data per vera la possibilità del suo ridimensionamento politico adesso bisogna lavorare tutti con umiltà per ridare fiducia alla comunità nazionale ed internazionale. L’Italia non meritava di finire così in basso, ma non possiamo piangerci addosso. Abbiamo il dovere di lavorare tutti perché il nostro Paese torni ad avere la giusta considerazione internazionale, i giovani sperino in un futuro migliore, gli imprenditori si sentano garantiti nell’investire i loro denari. Un ruolo non secondario può svolgerlo nella ricostruzione di un tessuto etico di nuovo spessore l’insieme della realtà ecclesiali che hanno certamente criticato il sistema berlusconiano ma che adesso devono dimostrare di avere idee e capacità per tornare a sperare.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009