SEGUITE L’ESEMPIO DI DON PUGLISI
Rinnovare le coscienze e formare i
giovani in Sicilia attraverso la cultura, la scuola, la politica, la
fede. Nel ricordo di don Giuseppe Puglisi, ucciso a Palermo dalla mafia,
indimenticabile educatore di giovani nel mondo della scuola e
nell'azione pastorale, la Regione siciliana, la diocesi di Patti, la
Provincia di Messina e il Comune di Piraino hanno organizzato al
Palacultura di Piraino «Spes
contra Spem. Il coraggio e l'impegno per una Sicilia nuova», ovvero
sperare contro ogni speranza per scuotere le coscienze dei siciliani,
soprattutto i giovani. Essere protagonisti del proprio futuro è il
messaggio che si vuole lanciare nella terra che diede i natali alla
madre di '3 P', mettendo a confronto autorità civili e religiose, fra
cui l'arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, il vescovo di Patti, Ignazio
Zambito, ed esponenti del mondo culturale. Oltre mille persone, fra cui
moltissimi studenti, hanno dibattuto sulla necessità di contrastare
l'indifferenza e l'antipolitica, di essere creator i della rinascita di
questa terra. Proprio come fece Puglisi, la cui figura è stata
tratteggiata da monsignor Romeo, che ha sottolineato il senso della sua
azione di «sacerdote, mite e forte, di
educatore che si fa compagno di strada dei giovani, e di formatore di
coscienze impegnate a rispondere alla vocazione di cittadini e
cristiani, cioè di uomini liberi».
La testimonianza di
don Puglisi è di «piena attualità in un momento in cui spesso si rimane
a guardare dalla finestra e non si scende in strada a dare il proprio
contributo - aggiunge Romeo - . Resta valido il suo "e se qualcuno fa
qualcosa...", perché i problemi hanno bisogno dell'impegno di ognuno in
base alle responsabilità che gli sono proprie». «Don Puglisi sapeva che
la speranza cristiana è sapersi accompagnati dalla presenza di Dio –
afferma monsignor Zambito , sapersi amati da un Dio che cammina con gli
uomini dentro la storia e che per questo si è fatto uomo, è andato per
le via di questa nostra terra facendo del bene a tutti, è morto, è stato
sepolto, è risorto. Don Puglisi, in virtù della speranza, si è prodigato
per i poveri, per gli ultimi della sua parrocchia, i ragazzi in pericolo
di diventare manovalanza della mafia, ha rinunciato a tutto, ha
predicato e agito in modo semplice».
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