Vincenzo Noto

 

 

TUTTI INSIEME PER SALVARE TERMINI IMERESE

 

In occasione dell’ultima visita del presidente della repubblica, Giorgio Napoletano, in Sicilia per commemorare le vittime delle stragi di Capaci e di via D’Amelio dove persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con gli uomini della scorta, avevamo indirizzato, nel nostro piccolo, una lettera aperta al presidente perché prendesse a cuore la situazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che, a nostro giudizio, da qualche anno è stato destinato ad una progressiva agonia sino alla programmata chiusura. E le notizie diffuse al termine di un incontro tra dirigenti Fiat ed esponenti del governo nazionale lasciano poche spiragli alla speranza. Ora, si dice, che non produrrà più macchine dopo il 2011, ma ovviamente non si dice che cosa produrranno gli impianti.

La debolezza della classe politica regionale con un governo inesistente, e i partiti della maggioranza impegnati a farsi la lotta fino all’ultima goccia di sangue non aiutano certamente gli operai Fiat nella lotta per salvare il posto di lavoro. Dalle dichiarazioni ufficiali sembra che attraverso ammortamenti sociali e prepensionamenti non verranno più assunti operai sino alla chiusura dello stabilimento. Non sarebbe il caso di ricordare quanti quattrini il governo nazionale e quello regionale hanno dato alla Fiat per mantenere in vita questo stabilimento? E perché in una situazione di crisi globale ad essere colpito proprio sul tasto debolissimo dell’occupazione è sempre la Sicilia?

Tre ministri  siciliani nel governo Berlusconi, un presidente di Senato e altri autorevoli, si fa per dire, personaggi che gravitano nei palazzi romani non riescono a far passare un messaggio di emergenza che sta distruggendo la Sicilia. Invece di pensare a nuove realtà produttive, ad allargare le aree industriali, a portare nell’isola nuovi investimenti anche stranieri, non si pensa ad altro che chiudere? Le parole alternative non hanno nessun senso, sono soltanto un abuso linguistico di chi ci prende per i fondelli pensando di addolcire la pillola. E’ questo il momento di una forte aggregazione politica e sociale. Superiamo gli schemi maggioranza-opposizione, mettiamo insieme tutte le forze sane dell’isola, sindacati, uomini della cultura e dello spettacolo, i giornali regionali, e le stesse organizzazioni ecclesiali, perché insieme si possa gridare a gran voce contro chi vuole ancora una volta umiliare la nostra terra.

Si dice che ci sono forti ragioni economiche perché Termini Imerese chiuda i battenti. Sono dati che vengono contestati dai sindacati che invece sostengono la presenza di larghi spazi produttivi. Si tratta di dispute certamente interessanti ma che non spostano di un millimetro la decisione Fiat. Come cristiani chiediamoci anche se a prevalere devono essere solo le ragioni economiche o non ci sono altre realtà da tenere presenti quali il sottosviluppo, la disoccupazione, le emergenze sociali, la dignità di chi non trova lavoro. Il capitalismo non può continuare a produrre vittime. Il papa fra qualche giorno pubblicherà un’altra enciclica sociale dove, secondo anticipazioni da lui stesso fornite, si sostiene a chiare lettere che lo sviluppo deve fondarsi su basi molto più ampie e complesse del solo criterio capitalistico della domanda ed offerta con tutti gli annessi e connessi.

Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009