Vincenzo Noto

 

 

Fiaccolata per il lavoro al cantiere navale

La crisi di Fincantieri è nera, migliaia di operai rischiano di rimanere a casa, ed anche a Palermo si muove la cittadinanza; la Chiesa di Palermo agisce agilmente grazie alla scelta di qualche tempo fa di dividere la diocesi in vicarie, mentre il vescovo oberato da impegni presi da chissà quanto non riesce nemmeno a partecipare, i parroci della zona grazie all'appoggio del vicario riescono ad organizzare una manifestazione che ha coinvolto gli operai del cantiere navale di Palermo. Presenti i sindacati ed i rappresentanti di PD con il segretario regionale Lupo, e IDV con la presenza del coordinatore provinciale Pippo Russo oltre che Ferrandelli.

Il clima voluto ed ottenuto è stato quello paraliturgico: si è pregato, e si è meditato in silenzio durante una breve processione che dalla parrocchia ha portato ai cancelli dei cantieri.

In toni altrettanto religiosi i parroci hanno chiesto a Dio Giustizia, ed hanno raccomandato di mettere le sofferenze causate da questa crisi nera nelle sue sapienti mani. Hanno chiesto a Dio di illuminare le menti dei responsabili politici: degli assenti. Nessun assessore, nessun rappresentante del governo si è presentato per ascoltare quelle raccomandazioni. Ma chi mette la propria speranza nelle mani di Dio non ha nulla da temere.

Intanto però si teme il peggio, ed il nervosismo di p. Francolino si sente fin troppo: sconvolto dalla morte del suo ex parrocchiano di Termini Imerese che si è ucciso dopo aver portato con se la moglie; invita a non perdere la speranza padre Franco, e raccomanda di chiedere non il posto di lavoro ma il lavoro. Quel lavoro che la Chiesa riconosce come condizione umana fondamentale che permette di partecipare alla comune vocazione alla costruzione del regno di Dio, alla creazione e persino alla redenzione.

P. Turco riprendendo ed un po' snaturando la parabola del giudice ingiusto viene a dare un taglio politico più forte: Come la vedova molesta narrata dal Vangelo che chiedeva ragione al giudice anche noi dobbiamo chiedere giustizia a chi deve rispondere alle legittime richieste delle famiglie che in questo periodo attraversano un grave momento di crisi economica per la mancanza del lavoro e di chi rischia di perderlo. Con questa fiaccolata vogliamo colpire al cuore coloro che possono aiutare questa gente”... intanto il cardinale fa sapere: “si muoverà”.

Duplice anima della manifestazione dunque, normale data la natura collegiale dell'organizzazione, ma non per questo sbagliata. Tantissime famiglie, diversi politici, i sindacati e sopratutto l'Interlocutore principale sempre presente per quanto “quasi” invisibile. E' l'Unico da dover incessantemente pregare, anche in modo molesto per ottenere giustizia, mentre, dato che siamo in un sistema democratico coloro che sono inspirati dalla giustizia divina devono cominciare a prendere su di se l'onere pesantissimo di mediarla nelle strutture umane. Altrimenti, come diceva il mio amico Pippo Russo, “se non lo fai tu lo farà qualcun altro che avrà, molto probabilmente, solo interessi poco nobili”. Noi siamo Chiesa e dobbiamo farlo per evangelizzare la società e le sue istituzioni dall'interno; i pastori devono costantemente annunciarci il vangelo e le sue richieste radicali di giustizia sociale; noi laici dobbiamo lasciarci con-formare alla Parola di Dio, ammonire dalle nostre coscienze ed agire con ferma volontà e rettitudine per la costruzione del Regno di giustiza e di pace su questa terra.

 

Riccardo Incandela

 

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009