Vincenzo Noto

Grande fermento nella politica siciliana

Qualcuno parla di segnali di novità, qualche altro, più realisticamente, ne sottolinea la continuità . Certo che i blocchi, fino a ieri considerati inattaccabili, si vanno lentamente frantumando sotto la spinta della resa dei conti fra i personaggi che di quei blocchi sono stati leader. Oggi si registra una certa fluidità  fra gli schieramenti, fluidità  determinata dalla ricerca o dalla conservazione di spazi di potere (leggesi poltrone), che si nobilitano attorno ai temi dell'Autonomia e dello sviluppo. Che ci sia interesse per l’Autonomia e lo sviluppo, potrebbe farci piacere e, magari, indurre speranze se, l'uno e l'altro, non fossero scollati dal principio di responsabilità  verso la gente e per il bene comune. Fuor dal politichese, le fratture più singolari, quella del PDL e quella del PD, l'una già  avanzata, l'altra possibile, appaiono come la certificazione di fallimenti o, ancora, come disvelamenti delle vere finalità  dell'agire politico di alcuni soggetti che sono stati protagonisti in questi oltre quindici anni di vita politica siciliana.

Ma queste fratture sono anche la spia di un sistema politico che non funziona, un sistema politico che tradisce la cultura della nostra gente, un sistema politico che nega quella pluralità  di cui la storia siciliana ma, anche, la storia italiana sono segnate.

Il sistema bipolare non funziona, il sistema bipolare forza a convivenze spesso innaturali. Che ci fa ad esempio la Binetti nel partito della Concia?, che ci fanno gli antimafiosi, magari qualcuno per professione o carriera, in partiti che danno casa a paramafiosi o presunti tali? Son tutte anomalie con i quali si devono fare i conti e che ci portano a dire che tutto questo non può reggere.

Tornando alla Sicilia, non ci resta che attendere, magari sperando che si dissipi un po' di ipocrisia e si cominci a capire fin dove gli interessi generali siano prevalenti su quelli venalmente personali.

Pasquale Hamel