Vincenzo Noto |
Black Block: la pecora nera della democrazia.
Queste squadracce fasciste che si aggirano per i cortei con lo scopo di far confusione, di aggredire, fare milioni di euro di danni a cose, simboli laici e religiosi, e far precipitare il paese nella violenza non ci devono spaventare. Si deve però esigere che la giustizia faccia il proprio corso nel rispetto delle leggi. Sarà venuto un po' a tutti in mente (o almeno spero) che la loro presenza sia stata strumentale, un po' meno chiaro è a chi sarebbe convenuta questa presenza così ingobrante. Ho sentito in qualche commento che i servizi favorirebbero l'inserirsi di queste persone, che sono già conosciute, segnalate e seguite quando si preparano eventi come questi. In diretta su Rai News è stata riportata una polemica assurda contro la Rai e la manifestazione di alcuni esponenti del Pdl subito “zittita”. Ma la domanda è perché in val di Susa ed a Roma è stato permesso loro di fare il brutto ed il cattivo tempo? Le forze dell'ordine sono davvero così incapaci di pattugliare e fermare sospetti? Di fatto i Black hanno centrato un obiettivo: far parlare di se nonostante una mobilitazione pacifica mondiale contro l'attuale orientamento della politica e della finanza, che come aveva denunciato il Papa si sono passate in consegna la responsabilità delle sorti del mondo. La Caritas in Veritate denuncia profeticamente la mancanza di regole umanizzanti un mercato che è abbandonato alla speculazione, all'interesse di pochi, facendo perdere di vista il suo obiettivo finale: la ricerca del benessere delle persone. Perdendo la sua funzione essenziale questo perderebbe, secondo Ratzinger, anche il suo ingranaggio principale che ne permette il funzionamento: la fiducia. La regolazione del mercato globale è responsabilità della politica nazionale ed internazionale. La crisi odierna è dunque una doppia crisi: una crisi della finanza testimoniata dal tracrollo dei mercati; una crisi della politica, che avendo già perso da tempo la stima della gente a causa dei suoi attori sempre più corrotti e corruttori della società, ora accusa il colpo di una seria e globale critica da parte dei cittadini negli orientamenti generali che ha preso nell'ultimo ventennio ( a voler salvare qualcosa).Urge dunque un ripensamento di questi rapporti tra politica e finanza che hanno portato alla crisi mondiale, affamato il sud del mondo, ed ora anche il nord.
A che siamo in ballo bisognerebbe anche fare una bella autocritica anche per quanto riguarda gli attuali indignados: sono quelli che hanno rifiutato in America la riforma del sistema sanitario; sono quelli della primavera araba, che sta degenerando portando la morte ai fratelli copti in Egitto; ma soprattutto sono quelli che sono rimasti indifferenti quando questo modello economico affamava il resto del mondo, anche dopo la caduta del blocco sovietico quando ogni scusa è stata abbattuta simbolicamente a Berlino. Bisognerebbe è vero, ma il mondo ragiona lentamente, accusare la piazza accusatrice significherebbe a sua volta passare per il crumiro del padrone lobbista, per cui una cosa alla volta.
Riccardo Incandela
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progetto: SoMigrafica 2009