Vincenzo Noto |
insofferenza, inquietudine, meraviglia
Gli avvenimenti politici sfilano dinanzi alla nostra osservazione come sequenza di un film di cui riesce difficile prevedere quale sarà la conclusione. Si notano qua e là segni di insofferenza, di inquietudine, di meraviglia, ma subito si percepisce quasi una rassegnazione che riconosce l’impotenza a cambiare, a modificare a migliorare. La cultura dell’indifferenza sembra soppiantare l’esigenza e il dovere dell’indignazione mettendo ai margini il dovere dell’impegno. Non si tratta di buttarla sulla precettistica moraleggiante, inutile e fastidiosa, ma in concreto c’è qualcuno che sa indicare la via “diritta” per uscire da una decadente situazione di generale offuscamento? Per riferirci alla politica ed alla Sicilia – lasciando le pur gravi e generali questione dell’etica e del costume – c’è un presidente, senza maggioranza, che non si dimette perché sostiene di interpretare una indisponibilità dei Siciliani a ritornare alle urne e c’è una legge che da una grande forza di consenso al governatore, ma che disabitua a considerare la maggioranza, che lo ha proposto, un tutt’uno con lui. Se si dimette il presidente non c’è più l’Assemblea e se non c’è più la maggioranza iniziale cosa succede ? Per contrappunto si vorrebbe operare al contrario a livello nazionale: se cade Berlusconi, che non è stato eletto direttamente dal popolo, (B. sostiene di si) il premier dice che bisogna andare subito alle urne. Per tornare alla Sicilia, il PD, individuato dagli elettori come unica forza di opposizione, oggi corteggiato da Lombardo, non sa se credere al corteggiamento o no e discute alla ricerca di una linea unitaria. Tutti esprimiamo rammarico per i problemi che, nel frattempo, restano irrisolti e si aggravano, ma la contemplazione delle difficoltà è superata solo dall’espressione di auspici, di stimoli….agli altri, come questa nota. Che fare? Il dovere di rispondere a questa generica domanda non è solo della classe politica strettamente intesa, ma anche di altre classi, ceti, ambienti e categorie. Personalmente penso che il ricorso alle urne è sempre l’ultima chance giacché bisogna cercare, con tutta la pazienza possibile, di trovare un’intesa utile per governare, ma nella chiarezza degli intendimenti e con metodi di lavoro trasparenti. Le elezioni sono lo strumento fondamentale ed insostituibile per l’espressione della volontà popolare, sovrana, ma è bene che non diventino uno spreco di energie ed un’occasione per una disaffezione alla democrazia, a parte l’esigenza che vi siano leggi elettorali che mettano in dovuto risalto la volontà dei cittadini.
Rino La Placa
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progetto: SoMigrafica 2009