La
crisi economica fa sentire i suoi pesanti effetti sul fronte
occupazionale e nelle Chiese locali si moltiplicano gli
interventi di vescovi e responsabili di uffici pastorali
diocesani e del laicato cattolico a tale riguardo. Ne
parliamo con mons. Angelo Casile, direttore
dell'Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, la
giustizia e la pace.
Come interpretare quest'attenzione crescente della Chiesa
che è nel territorio?
"Il primo compito della Chiesa, anche in questo contesto
difficile, è quello della preghiera, che ci rende attenti
alle vicende di ogni uomo. Illuminati dalla parola del
Vangelo siamo resi capaci di amare concretamente ogni
persona, preoccuparci della sua vita, del suo lavoro, della
sua famiglia. Quest'attenzione della Chiesa è la stessa che
Gesù aveva per gli uomini del suo tempo e che continua
nell'opera quotidiana e paziente delle nostre comunità,
permettendoci di vivere l'attuale crisi non con incapace
rassegnazione, ma come occasione di discernimento, di nuova
progettualità, di fiduciosa speranza nelle scelte che
riguardano sempre più il destino dell'uomo".
Grazie anche all'ultima enciclica di Benedetto XVI,
sembra esserci un ritorno alla dottrina sociale…
"Stiamo assistendo a una rinnovata attenzione da parte
delle nostre comunità verso la dottrina sociale, definita
nella Caritas in veritate 'annuncio della verità
dell'amore di Cristo nella società'. La dottrina sociale
illumina con la luce del Vangelo i problemi sempre nuovi che
emergono nella nostra società, impegnando in primo luogo il
cristiano a 'incarnare' la sua fede. Nostro compito è far
brillare la bellezza del Vangelo, far risplendere attraverso
la dottrina sociale della Chiesa la verità dell'amore di Dio
per ogni uomo".
Negli interventi dei vescovi al primo posto vi è la
tutela dei diritti dei lavoratori e della loro famiglie.
Oltre a questa, doverosa, priorità viene considerata anche
la complessità di una crisi economica che ha dimensioni
mondiali ed esige risposte non solo locali e nazionali?
"Il lavoro permette a ogni uomo di esprimere sé stesso,
il proprio talento, le proprie capacità: è espressione della
creatività di ognuno a immagine del Creatore. Purtroppo
assistiamo a scelte occupazionali da parte di alcune imprese
che inseguono profitti speculativi e non si mettono a
servizio dell'economia reale e della promozione di uno
sviluppo stabile nella comunità locale in cui sono inseriti.
Tali scelte mettono in discussione la persona come metro
della dignità del lavoro e l'impegno verso la promozione di
un lavoro che sia dignitoso. Allo stesso tempo, le nostre
famiglie, cellule vitali della società, non sono sostenute
nelle scelte a favore della vita, che diventano di
conseguenza scelte anche economiche".
La Chiesa italiana da anni sta realizzando, in molte
regioni del Sud, il Progetto Policoro a favore
dell'occupazione giovanile: ritiene che possa essere
"esportato" anche in altre aree del Paese?
"Di per sé il Progetto Policoro è per tutto il Paese. Il
suo promotore, mons. Mario Operti, amava ripetere che 'non
esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre
investire nell'intelligenza e nel cuore delle persone'.
Questo è il Progetto Policoro, che rivela ancora oggi tutta
la sua positività perché punta a valorizzare i giovani
attraverso l'annuncio del Vangelo, l'educazione a una nuova
cultura del lavoro e l'espressione di segni di fiducia e
speranza in territori che spesso vivono l'esperienza del
lavoro nero, della criminalità, della disoccupazione. Il
Progetto è attivo prevalentemente al Centro-Sud, ma prevede
la reciprocità tra le diocesi del Nord e del Sud,
nell'ottica dello scambio dei doni che scaturisce dalla
comunione ecclesiale".
Diverse diocesi organizzano corsi di dottrina sociale. È
utile una struttura "laboratoriale", in cui i concetti si
confrontano con persone, situazioni, problemi?
"Compito primario di tali scuole è formare, educare i
cristiani ad essere buoni cittadini. Come cristiani abbiamo
tre grandi strumenti che ci aiutano in questa missione: la
Bibbia, l'enciclica Caritas in veritate e il
Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Dallo
studio costante di questi preziosi strumenti - dai quali
ricaviamo i principi, lo stile della partecipazione -
scaturiscono le possibili risposte ai vari problemi locali,
che vanno a interpellare le risorse di persone, enti, beni
presenti su un territorio nella reciproca fedeltà a Dio e
all'uomo".
La prossima Settimana Sociale (Reggio Calabria, 14-17
ottobre 2010) intende mettere "in agenda" alcune
problematiche presenti nel Paese. C'è molta partecipazione
al percorso preparatorio: si sta aprendo per il laicato
cattolico una nuova stagione di impegno sociale e politico?
"Già questo ampio e inedito coinvolgimento di diocesi,
associazioni e realtà diverse è un primo 'successo' della
Settimana Sociale. Ma è anche un indicatore del fatto che i
cattolici ci tengono a delineare prospettive d'intervento
nell'ottica del bene comune del nostro Paese. Questa è la
meta, raggiungibile solo con un rinnovato impegno dei
cattolici, dando forma al 'sogno' di cui ha parlato il card.
Bagnasco nella prolusione al recente Consiglio episcopale
permanente".