Vincenzo Noto |
I MAFIOSI SONO GIA’ SCOMUNICATI
L’Assemblea straordinaria della Conferenza episcopale italiana, in corso di svolgimento ad Assisi, ha al suo ordine del giorno un documento che riguarda la complessa realtà del Mezzogiorno, le sue tensioni, le sue negatività e anche le sue positività. Più che ovvio che nel corso della conferenza stampa tenuta dal segretario monsignor Crociata i giornalisti abbiano sollevato il problema della scomunica della mafia ed ovviamente di ogni altra forma di associazione mafiosa quali camorra e ndrangheta. Monsignor Crociata ha sottolineato come la mafia “non va considerata una realtà insuperabile e invincibile. La prospettiva con cui la chiesa guarda a questa realtà è quella del grido di Giovanni Paolo secondo nella valle dei Templi quando evocò il giudizio di Dio.” Poi il segretario generale della Cei ha aggiunto: “Per coloro che aderiscono a tali organizzazioni non servono scomuniche, perché di fatto chi ne fa parte è già fuori dalla Chiesa, anche se si ammanta di comportamenti religiosi.” Dobbiamo ricordare, però, come la mafia sia stata ripetutamente scomunicata, dai vescovi della Conferenza episcopale siciliana con documenti ufficiali prima ancora che Giovanni Paolo secondo nella Valle dei Templi a conclusione di una messa celebrata dinnanzi a migliaia di fedeli provenienti da ogni angolo dell’isola esplodesse in quel grido di ribellione che tanta speranza ha dato alle comunità ecclesiali dell’isola. Cito dal mio ultimo libro Chiesa e Mafia, Salvatore Pappalardo un cardinale in prima linea : “Monsignor Domenico Mogavero, ora vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, ha ricostruito così, in un articolo, la genesi della decisione dei vescovi siciliani e i suoi effetti spirituali: «Il documento della Conferenza episcopale siciliana (sessione autunnale 19-21 ottobre 1982) ne riprende uno del 1944 che comminava la scomunica contro chi avesse commesso un omicidio, scomunica estesa nel 1952 anche ai mandanti e ai collaboratori. Ora però la pena canonica è riferita alla fattispecie mafiosa e non genericamente alla criminalità.» (Giornale di Sicilia, 9 giugno 1989). Sostanzialmente venivano scomunicati, e non dopo un regolare processo canonico, ma ipso facto o, come dicono gli studiosi, latae sententiae, quanti appartenevano in un modo o in un altro alla mafia e in modo anche indiretto collaboravano agli efferati delitti che venivano compiuti dai mafiosi. Da quel giorno molti siciliani non fanno più parte della Chiesa, se non si pentono, lasciano l' associazione mafiosa e ritornano nella Chiesa, e questa volta anche senza sentenza di tribunale ecclesiastico o di sacerdote che confessa. Ovviamente occorre fare una distinzione ben precisa tra pentimento giudiziario che diventa anche collaborazione con gli organi inquirenti, e pentimento religioso che riguarda soltanto il proprio rapporto con Dio, con tutte le conseguenze che questo necessariamente ha sui rapporti con gli altri uomini . Pietro Aglieri , ad esempio, ha fatto sempre sapere che lui è pentito dinanzi a Dio per tutto quello che ha fatto all'interno della struttura mafiosa, ma non ha mai collaborato con gli organi inquirenti per riparare al male fatto, in quanto è ancora possibile , così come la Chiesa chiede a qualsiasi cristiano che abbia peccato, danneggiando altri. Non mi sembra una grande eresia se affermo che il decreto della Conferenza episcopale siciliana della sessione autunnale del 1982 è entrato nel dimenticatoio, anche per la complessità del documento. Un brutto segnale sul rapporto Chiesa-mafia, che dovrebbe essere permanentemente conflittuale. I sacerdoti non hanno nessuno strumento di controllo per certificare la mafiosità di qualcuno che chiede i sacramenti. Si è addirittura discusso se anche una condanna del tribunale da sola possa rappresentare un segno di appartenenza alla mafia di chi vorrebbe fare da padrino nei battesimi o nelle cresime. Il mafioso da solo non si autoesclude dalla comunità, non si scomunica da se stesso, anche se oggettivamente lo è, senza nessun effetto nelle relazioni con gli altri, e quindi su questo fronte tutto è rimasto sostanzialmente come prima, tranne ovviamente a livello di coscienza. Cosa che esternamente non si vede affatto e, quindi, non ha nessuna rilevanza nella lotta alla criminalità mafiosa, che alla scomunica sancita dalla Conferenza episcopale siciliana continua a non dare importanza.
Vincenzo Noto
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