Vincenzo Noto |
Non lasciarci
Non ho mai visto un angelo nascondersi né sotto terra né lassù in cielo. Tu, Gesù, sei l’uomo che ci fai vedere le meraviglie della terra e ci parli solo del cielo. Ci hai rivelato che Dio, tuo Padre, è così dentro di noi che ci dimentichiamo persino di esistere nel dubitare della sua stessa presenza in noi. Viviamo gran parte del giorno nella assoluta assenza di noi stessi. Come frenare un terremoto? Centomila persone morte in pochi minuti ad Haiti. Come governare la natura? E’ il dominio che squilibra il creato. Se mi rompi gli occhiali, io perdo i miei occhi. Da tempo i prepotenti hanno perso gli occhi della ragione. Le nubi stamani abbracciano di lacrime i campi di grano, le colline pettinate da ocre colore, i vigneti e gli oliveti. Leggimi stamani una fiaba perché il cuore oggi è senza una favola. Molti spendono la vita affacciati al balcone del potere. Preferiscono vivere fuori dall’anima. Io ho spezzato gli argini di ogni confine. Sono fuori del tutto. Così è l’estasi. Uscire fuori di sé. Arriccio il naso alle puzze del male. Quest’anno i terreni sputano sorgenti d’acqua. Troppi scrosci di fulmini. Non sarà mai però un nuovo diluvio. Tu, Gesù, hai sudato già quello universale delle lacrime di ogni persona. Una lacrima è sempre una sorgente per l’umanità. I poveri bevono lacrime e si saziano di pace. Tu, Gesù, non arrotoli la vita di nessun povero. Ancora oggi sento la tua voce:” Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. E’ dura la mente a comprendere il divino. Eppure è fatta per la sapienza. Ci piace la tua moltiplicazione dei pani e dei pesci. Continua ancora oggi per noi, Gesù. Ci piace un cieco che vede. Ci piace vedere uno zoppo che cammina. Ci piace stupirci del sangue che sgorga dall’eucaristia spezzata. Vogliamo vedere niente e tutto questo. Vogliamo vedere i miracoli nella materia che siamo senza sapere che tu sei visibile solo nello spirito. Tu sei riconoscibile solo nell’invisibile che è in noi, visibile solo nell’amore. Non ci soddisfa l’invisibile. Siamo fatti di occhi. Siamo fatti di braccia. Siamo fatti di testa. Non ci soddisfa l’invisibile. Eppure quando prende il corpo ci infiammiamo di cielo. Siamo rigidi, Gesù, dinanzi ai doni della tua Parola. Non ci scuote neppure lo Spirito. Tu sei, l’oggi di Dio in me, in noi. Oggi si compie il tuo perdono. Oggi si compie la tua giustizia. Oggi si compie la tua beatitudine. Oggi si compie in noi la tua divinità. Troppo ho camminato per raggiungerti invano. Troppi giorni si sono spenti senza la tua presenza. Troppo ho vagabondato nel silenzio inquieto della mente. Troppo buio hanno squarciato i miei occhi. E sono giunto al fuoco ma non è mia la fiamma che vi luccica dentro. Tu sei la luce. L’anima si nutre di luce. I santi mi stupiscono di questo splendore. Troppe volte nelle notti oscure delle tenebre ho innalzato l’orcio del mio cuore spento di speranza. E tu, condottiero della luce, puntualmente me l’hai riempito con il tuo olio. Troppi giorni, troppe notti ho sognato nella città del mio dolore. Tutto ciò che mi sono detto in questi lunghi anni del dolore non posso esprimerlo. Troppo pesante è il suono. Troppo ardito è il pensato. Persino il mio capo rabbrividiva dinanzi a certe intuizioni. E’ troppo alta la tua rettitudine e io non so sempre perdonare. Il perdono è l’ala maestra per i voli d’aquila. Io non volo neanche un centimetro. Neanche una papera sono. Frequento il mio gatto che mi insegna a volare come un gabbiano. Non posso esprime il segreto più profondo delle mie lacrime. Non posso dire l’amarezza delle notti. Tu sei, Gesù, la chiarezza di ogni sguardo su sovrumane trasparenze. E ora che mi stai facendo uscire dalla notte molti mi trattengono e mi dicono:” Non uscire, non lasciarci ancora”. Quante volte ho lasciato il silenzio. Come lasciare il silenzio? Come lasciare i giorni del dolore. Come lasciare la luce che mi ha generato al tuo silenzio? “Non lasciarci, qui hai visto volare i tuoi sogni. Non lasciarci, qui hai sposato il pianto e la gioia. Non lasciarci, qui hai celebrato, per prima volta, i giorni dell’eterno. Non puoi andare. Non sei ospite della tua città. Non sei straniero delle tue notti. Sei la stessa ala del pianto. Sei la stessa ala della gioia. Ti sei sposato a noi e non puoi divorziare dalla casa del silenzio. Non lasciare che il nostro cuore manchi del tuo palpito. Non lasciare che i nostri occhi abbiamo fame del tuo viso. Non lasciare che il tuo soffrire manchi al nostro pane. Non lasciarci. Non si separino le onde delle tue lacrime dal nostro mare. Non diventi solo memoria il canto della tua libertà. Non diventino memoria i tuoi giorni passati tra noi. Persino l’ombra dei tuoi momenti tenebrosi è stata per noi luce che ha illuminato la nostra disperazione. Non te ne andare. Abbiamo amato il tuo pianto e rischiamo con il tuo andare di non amare. Ti abbiamo amato senza parole. Non te ne andare, rischiamo di rimanere muti, persino senza dolore. Non te ne andare. Abbiamo amato senza conoscere il distacco. Rischiamo di morire se ci togli il tuo fiato. Tu sei tutta la nostra città. Non puoi svuotarci di senso. Non puoi svuotarci di esistere. Non puoi svuotarci di cadere nel nulla. La città del silenzio si spegne senza le tue notti oscure. Tu non puoi andare incontro a un orizzonte che non finisce mai. La città del silenzio non è la rassegnazione. Non si può lasciare ciò che hai sognato. Non puoi non rispondere alla voce dello spirito che ti ha parlato nei segreti delle notti. Eppure mi viene incontro ancora una volta la tua voce, Gesù:” E’ tempo di andare. Prendi il largo. La tua nave è pronta. Tu la deve salpare. Va’ profeta della città del dolore. Entra nelle vampe che ardono gioia. Va’ profeta della giovinezza. La giovinezza è la primavera del dolore che tu hai sbocciato persino nella notte. Va’ profeta della luce. La città del silenzio ha bisogno di questo estremo tuo dono: l’offerta della tua vita. La croce è il tuo letto. Va’. Non mancare a questo essenziale appuntamento. Va’, perditi nell’orizzonte dello spirito, che non finisce mai.
Paolo Turturro
|
progetto: SoMigrafica 2009