«Il mio sogno non sorge mai dal
grembo
delle stagioni, ma nell’intemporaneo
che vive dove muoiono le ragioni
e Dio sa s’era tempo; o s’era inutile» (Eugenio Montale)
Carissime e carissimi,
dopo sette anni lascio la direzione dell’Istituto Arrupe
per una nuova destinazione.
In un momento come questo, sono tante le emozioni; si è
come sospesi tra una vita già svolta, che ci si porta
dentro con intensità e gratitudine, e l’apertura al
nuovo che ci attende e ci interpella.
Mi piacerebbe pensare che anche per voi sia così, perché
così coglierei in voi la mia stessa voce che invita al
«cambiamento possibile», alla «passione per il bene
comune», alla «speranza» che non deve mai cedere il
posto alla tristezza e al disincanto né ancorarsi a un
singolo ma concretizzarsi nell’impegno condiviso, maturo
e responsabile, a prescindere dagli eventi e dagli
avvicendamenti.
Sono inviato a Catania per prendermi cura della presenza
gesuitica nella città, un impegno di responsabilità che
mira alla valorizzazione dell’esistente e a un maggiore
inserimento nel mondo dell’emarginazione sociale e della
cultura. Parto con la consapevolezza di appartenere a un
corpo apostolico fatto di persone accomunate dal
desiderio di servire il Vangelo, secondo lo stile di
sant’Ignazio di Loyola. Infatti, la mia nuova
destinazione si inserisce nel progetto apostolico della
Provincia di Italia dei Gesuiti (che vede in Palermo e
Catania due aree privilegiate di intervento) al fine di
sostenere e potenziare quanto viene fatto dai miei
confratelli catanesi, persone stupende, progettuali e
testimoni di un Vangelo incarnato.
La nuova “missio” rientra nel normale modo di procedere
della Compagnia, in quanto la mobilità apostolica è una
nostra peculiarità.
L’Arrupe continuerà a operare in città attraverso le
molteplici attività proposte in questi anni e realizzate
da una équipe (laici e gesuiti) competente, creativa e
dinamica.
Tale dinamismo non è legato a una persona ma si realizza
in un’ottica di continuità con quelli che ne sono i
valori portanti, attenti ai cambiamenti del reale,
all’evolvere dei problemi e delle esigenze, in sintonia
con la spiritualità ignaziana e la sua pedagogia. Pur
nei mutamenti, infatti, l’Istituto si caratterizza per
un suo modo di procedere basato su alcuni principi
ispiratori. Innanzitutto, la centralità attribuita alla
persona, colta nella sua unicità e originalità. La
promozione delle potenzialità di cui questa dispone
rappresenta un obiettivo primario, da realizzarsi
attraverso una correlata attenzione alla relazione e
alla solidarietà. Mediante queste due dimensioni,
infatti, la persona può manifestare e perseguire
pienamente le sue specificità, realizzando la propria
responsabilità personale e sociale e diventando soggetto
capace di de-costruire e ri-costruire se stesso e il
proprio spazio.
Per me lasciare l’Arrupe non
significherà dimenticare Palermo. Infatti, continuerà il
mio impegno in città attraverso l’insegnamento di
Antropologia culturale presso la Facoltà Teologica di
Sicilia e una docenza alla LUMSA. Oltre al fatto che
resteranno i legami e, spero, la presa di coscienza di
aver accompagnato, insieme ai miei collaboratori, una
parte della città che continuerà, anche con la nuova
direzione (potenziata nella sua composizione e guidata
da persone che conoscono bene la realtà dell’Arrupe), a
essere attiva e partecipe in un processo di cambiamento.
Ringrazio tutti per le
manifestazioni di stima e i riconoscimenti avuti in
questi giorni. Ciò mi ha riempito il cuore di
commozione. Ho ripensato al lavoro di questi anni.
Progetti, volti, episodi, sorrisi, storie, ma anche
sofferenze e solitudini, mi tornano in mente in questo
momento.
Il lavoro che ho svolto è stato entusiasmante perché ho
toccato con mano la parte più bella e più vera della
città di Palermo. Certamente ho fatto i conti con
l’ipocrisia e l’ambiguità di tante persone ma sono stati
maggiori gli incontri riusciti. Ho avuto la possibilità
di riconoscere negli occhi di tante persone che ho
incontrato una grande tensione progettuale, una voglia
di spendersi in prima persona, con forza e coraggio, per
avviare un cambiamento in questa città. Una passione,
però, spesso mortificata dalla miopia di uomini di
governo non attenti al bene delle persone, ma anche dal
disinteresse e dall’indifferenza di tanti cittadini.
Ho avuto certamente un rapporto privilegiato con la
gente più povera della città (e di tutti coloro che di
essi si sono presi cura). Negli ultimi anni c’è stato un
aumento del degrado e soprattutto un assurdo decremento
delle politiche sociali. La disoccupazione, il dramma
dei senza casa, non sostenuti da adeguate politiche
abitative, le incertezze dei giovani che non possono
progettare il loro futuro, i tanti che vivono nella
povertà e nella solitudine.
Ho condiviso anche i problemi quotidiani di chi è in
cerca di lavoro, dei malati che cercano un conforto, di
uomini e donne soli che cercano una parola di sostegno.
Ho conosciuto anche un mondo intellettuale che fa
trasparire sofferenza ma anche desiderio di volare alto.
Vivace, capace di passione e di slanci, nonostante
difficoltà e scoramenti.
Molti sono i bei ricordi che porto nel mio cuore.
L’impegno nelle parrocchie e la fede viva espressa da
tanti; la nascita di Noemi nella struttura occupata di
piazza Guzzetta; l’umanità di quella parte viva ma
emarginata di Palermo; i bambini del centro
interculturale Ubuntu; il coraggio dei rifugiati
sudanesi del Laboratorio Zeta; i tanti operatori sociali
e le associazioni che ogni giorno lavorano sul
territorio, con determinazione nonostante le difficoltà;
gli studenti dei master e degli altri percorsi formativi
attivati in questi anni; i movimenti e le persone che si
sono coinvolte nel laboratorio “Progetto per una
democrazia responsabile”, accomunate dalla passione per
il bene comune; la qualificata redazione de “I Quaderni
di Alveare”; l’energia di tanti che hanno scelto di
spendersi per un progetto condiviso.
La lista è lunga che non bastano poche righe per
elencarli tutti.
A tutti, un grazie dal profondo del mio cuore per questi
meravigliosi anni e l’augurio che non rinunciate mai a
seguire sempre, con determinazione, il sogno di un mondo
più bello.
P. Gianni Notari, s.j
(notari.g@gesuiti.it)
Palermo, 09.06.20 |