La politica ha bisogno di noi
Il voto espresso dagli elettori chiede un rapido
cambio dell'azione e degli attori politici. I cantieri aperti dai
Focolari possono essere luoghi dove sperimentare etica e impegno
Dalle elezioni siciliane è venuto un
grido forte: l’elettore chiede a gran voce – anche a costo di rinunziare
al voto – che si cambi. E non un cambiamento di facciata o di linguaggio
ma un vero cambiamento.
La ricetta proposta dal drappello di 15 deputati del Movimento 5 Stelle
che andranno a sedersi nel Parlamento siciliano, di ridursi l’indennità
parlamentare a 2.500 euro netti al mese, può apparire populista quando
non ingenua, ma fa presa sulla gente. Fa presa perché si va dicendo da
tempo che chiunque voglia sopravvivere (economicamente) a questa crisi,
deve cambiare passo, deve cambiare lo stile di vita. Più morigerato,
meno dispendioso. Meno consumista. Qualcuno addirittura pone il baratto
come sistema anticrisi e per riutilizzare cose altrimenti lasciate in
soffitta. Insomma la gente comune si sta industriando per cambiare il
proprio stile di vita e talvolta riscopre virtù che prima nemmeno
avvertiva.
In questo contesto stride il fatto, però, che gli stipendi di alcuni
manager (anche pubblici) e le indennità dei politici rimangano troppo
elevati, e se bisogna chiedere alla gente di “rallentare” e modificare
il proprio stile di vita, tutti si aspetterebbero che una effettiva e
concreta attuazione di ciò parta proprio dai manager pubblici e dai
rappresentanti politici nelle istituzioni.
C’è chi avanza un’altra proposta: visto l’uso fin troppo disinvolto (e
in taluni casi illegale) che i partiti fanno dei finanziamenti pubblici
che percepiscono ogni anno (e sono milioni di euro), non sarebbe il caso
di ridurli drasticamente per destinare i fondi così risparmiati, ad
esempio, ai comuni italiani a rischio default? Qualcuno sorriderà,
classificando tale idea come la solita battuta qualunquista. Ma penso
che le elezioni siciliane hanno semplicemente anticipato quel che in
larga scala, potrebbe accadere fra qualche mese a livello nazionale.
Com’è possibile mantenere la coesione sociale in un Paese dove la gente
comune – quella che fatica o non arriva a fine mese e cambia stile di
vita – vede ancora nei palazzi della politica luci, ori e velluti? Nelle
città, grandi e piccole, si sta lottando non per assicurare lo sviluppo
(come dovrebbe essere), ma per mantenere l’esistente, quando vi si
riesce. E la politica e i partiti che fanno? Macinano milioni e milioni
di euro, e vengono continuamente allo scoperto piccole e grandi
illegalità in uno stillicidio che non risparmia niente e nessuno. Il
livello di corruzione, infatti, è giunto a tal punto da essere percepito
fin nel più profondo sentire della gente. Di quelli, in particolare, che
hanno perso il lavoro o ne hanno uno talmente precario da non poter
accedere nemmeno ad un piccolo prestito.
E cosi monta la protesta contro la politica e i partiti. Meglio: monta
la protesta verso questa politica e questi partiti.
Che fare per evitare che ogni consultazione elettorale si trasformi in
occasione per esprimere una nuova forma di “protesta”? Me lo chiedono
ogni giorno figli e amici. Me lo chiedo anch’io. Come contribuire
personalmente, come società e come cattolici a far si che questa “notte
oscura” della politica finisca e si inizi a intravvedere per la nostra
nazione un’alba?
Ho partecipato nelle settimane scorse ad un iniziativa interessante e
che vorrei condividere: il “cantiere legalità” che si è svolto a
Loppiano, cittadella vicino Firenze. Il “cantiere legalità” è una
geniale intuizione del Movimento dei Focolari, inserito in un più vasto
progetto di rinnovamento che prende di mira l’Italia. In buona sostanza
ci siamo trovati per due giorni, persone di diverse regioni italiane dal
Nord al Sud (finalmente la questione della legalità assumeva il suo
giusto livello, cioè quello nazionale), ma anche giovani e adulti,
credenti e appartenenti ad altre sensibilità , accomunati dalla medesima
passione di voler contribuire al risanamento di questa nostra nazione
sofferente.
Il cantiere legalità, che non si è concluso con i due incontri a
Loppiano ma continua in tutta Italia e per tutto l’anno, non vuole
essere un salotto e nemmeno la fredda elencazione di buone pratiche, o
di buonismo e moralismo. Ma, piuttosto, l’espressione di un corale e
civile impegno per l’Italia in un momento davvero difficile, in cui la
questione della legalità è fortemente legata alla concreta possibilità
di crescita e sviluppo delle nostre comunità, delle nostre città e del
nostro Paese. La politica, quella vera, quella che vuole rimettere al
centro la persona ed il bene comune, ha bisogno del contributo di tutti.
Roberto Mazzarella
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