Vincenzo Noto |
E DICIAMO TUTTI IN CORO: POVERA SICILIA! In Sicilia non abbiamo nemmeno il diritto alla speranza. Le notizie che da ogni angolo dell’isola arrivano attraverso i giornali nelle nostre case sono un ripetuto invito allo scoraggiamento perché in questa nostra terra tutto deve restare sempre come è stato nonostante qualche parvenza di cambiamento. Siamo nella terra del Gattopardo! Non fa onore alla nostra regione il continuo chiacchiericcio di provvedimenti giudiziari nei confronti di chi ci governa (finiamola di dare responsabilità ai giornali perché le notizie arrivano ai giornali anche se pilotate), come non fa onore alla classe politica la guerra fratricida fra gruppi e fazioni dello stesso partito. Suscita molta ilarità l’impegno profuso dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella qualità di capo assoluto ed indiscusso del Partito della Libertà, per riportare un po’ di ordine in casa Pdl tra i seguaci di Angelino Alfano (lealisti?) e di Gianfranco Micciché sostenitori del governo Lombardo. L’ilarità è determinata dal fatto che questa sceneggiata dura da sei mesi nonostante che tutti auspicassero un intervento di Berlusconi, e la constatazione che adesso che il capo è intervenuto tutto è rimasto come prima. Che Berlusconi cominci a capire che la sua autorità, almeno ai confini del suo governatorato, va lentamente scemando (i voti sono una cosa tutta siciliana e Dio solo sa che mi ottengono!). Un altro aspetto sostanzioso dell’ilarità è legato al fatto che tutti berlusconiani e no parlano sempre e solo nell’interesse della Sicilia e dei siciliani. Quando si sa, con assoluta certezza, che i siciliani a tutti questi personaggi darebbero volentieri un calcio nel sedere per spedirli oltre la Libia. Anche agli uomini dell’opposizione (che tale non è!) di sinistra, perché aspetta sempre chiarimenti ma mantiene in vita una esperienza governativa che fa acqua da tutte le parti, non lasciando vedere all’orizzonte nulla di buono per quanti sono alla ricerca di un lavoro qualsiasi per mantenere dignitosamente la propria famiglia. Per non parlare del mondo dell’industria e dell’impresa che sperimenta quotidianamente di avere a che fare con una burocrazia che nemmeno il terzo mondo ci invidia e con una classe politica che collega tutto al consenso elettorale passato e futuro. Ai funerali del generale Carlo Alberto della Chiesa e della sua scorta, nella gremitissima chiesa di san Domenico, il cardinale Pappalardo, pensando alla città di Palermo e a tutti i suoi problemi ebbe a dire: Povera Palermo! Purtroppo noi oggi dobbiamo ripetere, con più amarezza e rabbia, Povera Sicilia che tutti contribuiscono ad affondare cercando di ricavarne il massimo di utilità per se stessi, la propria famiglia, la propria fazione politica, o anche la propria associazione criminosa. Vincenzo Noto
|
progetto: SoMigrafica 2009