Vincenzo Noto |
Rassegnarsi mai, interessarsi attivamente sempre
L’ultimo “pasticcio” pre-elettorale - così è stato definito da illustri esponenti della politica - fatto dai funzionari del più grande partito di maggioranza del nostro Paese, è un segnale che non ci può lasciare “disinteressati”. Esprime emblematicamente, a nostro parere, quel poco impegno che si mette nel rispettare le “regole” della serena e giusta convivenza civile e nel mettere poi di conseguenza “pezze” a quanto si è “stracciato”. Desideriamo ribadire che siamo ed intendiamo essere, nello stesso tempo, cristiani e cittadini; come tali, amiamo il nostro Paese, le nostra città, i progetti e le prospettive per il bene delle persone. Non possiamo farci chiudere la bocca dai soliti qualunquisti che ci invitano unicamente a pensare di “officiare messe e rosari” e di preoccuparci prima dei “peccati-misfatti” di qualche religioso. Le conseguenze di certi comportamenti pubblici sono sotto gli occhi di tutti. In tanti nostri connazionali sembra progredire una mentalità di rassegnazione e di allontanamento dalle istituzioni, una mancanza di partecipazione alla vita democratica che certamente non è una novità, ma colpisce tra l’altro per la sua natura intergenerazionale - riguarda cioè nonni e nipoti -. Sappiamo che la rassegnazione - come ci ricordava qualche anno fa il vescovo di Modena - è la disposizione interiore di chi si adegua - per un tempo più o meno lungo - ad una situazione che non approva e non condivide, ma che non intende o non sa come affrontare. A volte la rassegnazione può essere una scelta compiuta anche per pigrizia, per indolenza, per evitare rischi o disapprovazioni. Al di là, delle motivazioni dichiarate, la rassegnazione, intesa come accettazione passiva della situazione, non risolve i problemi: li ignora o li rimanda. Per un cristiano, salvo rarissimi casi, la rassegnazione - così intesa - è vicina alla colpa di omissione. E‘ però possibile che vi siano situazioni, nella vita delle persone o delle istituzioni, nelle quali si deve riconoscere l‘impossibilità di raggiungere traguardi definitivi con l‘immediatezza dettata dai nostri calcoli. Il cristiano - non possiamo mai trascurare questo valore - sa che non si può valutare la validità del proprio impegno pubblico sulla base del successo, ma soltanto in misura della dedizione che vi ha speso. Sempre dobbiamo tenere presente - come ha ben precisato il nostro Vescovo - che “la democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci", se invece "dovesse essere diretta dall’arbitrio di qualcuno o se dovesse essere improvvisata ogni giorno mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive". "Le regole - ha detto ancora mons. Mogavero - sono a garanzia e a tutela di tutti. A questo punto si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore, il valore della partecipazione oggi, e domani un altro valore. Ci sono state leggerezze, manchevolezze, approssimazioni - ha rilevato - nell’affrontare il gioco democratico che consono a favore di nessuno, forse siamo impreparati a una democrazia sostanziale". Sicuramente la situazione socio-politica attuale (povertà, disoccupazione, corruzione e irresponsabilità diffuse) fa emergere la necessità di favorire l’inserimento di persone preparate, sostenute da una vita interiore e dal riferimento ai grandi valori, per il rinnovamento etico e socio-economico dell’Italia intera e dei rispettivi territori di appartenenza. Che più di qualcuno dei nostri lettori sia davvero un “buon e qualificato cittadino attivo” .
don Francesco Fiorino – francesco.std@gmail.com
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progetto: SoMigrafica 2009