Un risultato annunciato
Il forte monito dei cittadini alla politica
L’esito
dei ballottaggi ha confermato e amplificato i risultati del primo turno
di questa tornata amministrativa. In fin dei conti si è maturata una
secca sconfitta del centro-destra nelle sfide più significative, da
Napoli, a Milano, a Cagliari, a Trieste.
È vero che nelle elezioni intermedie, a partire da quelle americane,
tutti i principali governi occidentali hanno incassato sonore sconfitte,
ultimo Zapatero. È la realtà di una crisi, di fronte alla quale le
ricette sembrano obbligate e, nello stesso tempo, inadeguate: la stessa
cancelliera tedesca, che pure può vantare ottime performance economiche,
incassa sconfitte a ripetizione, ultima quella di Brema, dove il suo
partito è retrocesso addirittura al terzo posto. D’altro canto, il ciclo
delle “alternanze per disperazione” si può spiegare appunto in un
paniere di politiche sostanzialmente obbligate, entro orizzonti modesti.
La questione delle ricadute immediatamente politiche dei risultati delle
amministrative è legata alla questione se c’è qualcosa di specifico nel
caso italiano, a partire dal dato della longevità politica del
presidente del Consiglio, sempre protagonista di tutte le elezioni a
partire dalla XII legislatura, o più esattamente dall’endorsement per le
amministrative del 23 novembre 1993.
Di qui con tutta probabilità dovranno muovere le riflessioni che tutte
le forze politiche necessariamente stanno cominciando, in vista anche
dell’ultima fase della legislatura. Non è dunque difficile ipotizzare,
di qui ai prossimi mesi, una ristrutturazione dell’offerta politica. È
comunque una strada assai complessa. Da un lato, infatti, i candidati di
opposizione protagonisti dei ballottaggi più significativi appartengono
alle forze più “radicali” del centro-sinistra, dall’altro la Lega deve
rilanciarsi e il Pdl riarticolarsi. Quello che poi sta fuori
dall’orizzonte del bipolarismo attuale, cioè “grillini” da una parte e
“nuovo Polo” dall’altra, dovrà a sua volta misurarsi con i vincoli
appunto del bipolarismo in atto.
L’intrico dei nodi prettamente politici – non a caso si ricomincia a
parlare di riforma elettorale – ovviamente non esaurisce il quadro della
politica (e dell’amministrazione). Urge, a tutti i livelli, buon
governo. Urge la pazienza, la caparbietà, la dedizione del buon governo.
Che è fatto di fedeltà ai principi, ai valori e alle istituzioni-chiave,
a partire dalla famiglia fondata sul matrimonio, e di concreta capacità
realizzativa. È quello che i cittadini attendono da tutti i livelli di
governo, per essere aiutati a sostenere l’impatto di un difficile
passaggio di ristrutturazione economica, finanziaria e, dunque, sociale
e per essere stimolati a mettere in campo energie nuove e rinnovata
creatività.
SIR
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