Vincenzo Noto |
Sogno una chiesa giovane…
Ricordo, immediatamente dopo il Concilio Vaticano II, che le chiese avevano ripreso ad essere affollate e assediate dai giovani. Me ne chiedo spesso il perché. Qualche ragione riesco a trovarla. La Chiesa aveva ripreso a dare ai giovani la speranza e a dare loro la fiducia. Molte Comunità, preti in testa, non importa se parroci o no, avevano dato loro fiducia, riaprendo spazi nei locali attigui alle chiese, affittando o acquistando appartamenti e garage, perfino nelle canoniche divenute in molti casi privi di pareti divisorie rispetto alle chiese. In Comunità dove soffiava un nuovo spirito di primavera, i giovani si sentivano protagonisti. Lo erano anche nelle Divine Liturgie perché il modo di pregare e di cantare partecipato li faceva sentire in chiesa come a casa loro. Sorsero come margheritine a primavera gruppi culturali teatrali e filopolitici (con tendenze non a senso unico); gruppi di servizio socia le che si affiancavano e si affratellavano con i gruppi di evangelizzazione e di liturgia; e gruppi musicali in cui le melodie e i ritmi non erano solo quelli tradizionali e/o seriosi, ma anche allegri e festosi. E gli strumenti non erano solamente l'organo e l'harmonium, ma anche le chitarre le trombe e perfino le batterie. Erano diffusi i canti di Marcello Giombini editi dalla "Cittadella" di Assisi (che fine hanno fatto?) e i ragazzi impazzivano quando suonavano e cantavano, magari schioccando le dita, "Sei con noi, uno di noi"... E sentivano un Cristo vicino ai loro passi, quasi seduto in mezzo a loro o sui gradini della chiesa parrocchiale ad aspettarli. Poi... poi vennero i venti gelidi della restaurazione... Parroci ferocemente gelosi dei giovani viceparroci che stracolmavano le chiese di giovani rumorosi e spesso contestatori, liturgisti puristi per cui i canti un po' più vivaci venivano scambiati per canti da discoteca e si cominciò a insistere che lo strumento "liturrrgico" della preghiera delle Chiesa era solamente l'organo... E soprattutto venne Lefebvre, il nuovo Noè salvato nell'arca della vera Chiesa dal diluvio universale del Vaticano II che aveva sommerso con le sue acque avvelenanti e malefiche l'antica e venerabile Torre d'avorio della Chiesa Romana. Il nuovo Mosè chiamato nel roveto ardente di chissà quale consesso, si sentì la "missione" di liberare la Chiesa di Cristo da chissà quali Faraoni. E il suo spirito, pur ufficialmente condannato, ha continuato a farsi strada, con le nostalgie agli altari di una volta in cui il prete, anzi no... il sacerdote, con le spalle al popolo (non più popolo di Dio, ma ridiventato massa inerte e plasmabile) e con la lingua latina incomprensibile ai più, potesse senza distrazioni contemplare il "suo" Dio e i Misteri a Lui connessi. E naturalmente la Chiesa torna ad essere non il plenum di una sfera come si era scoperto e auspicato con il Vaticano II, ma il triangolo isoscele al cui vertice ci sta la Gerarchia e alla base, molto alla base, i "fedeli", come se Papa Vescovi e Preti non fossero fedeli, come se lo Spirito di Dio lo possedessero solo loro. Dove sono più ormai i consigli pastorali seri e veramente funzionanti in cui il parere di ognuno dei suoi membri viene veramente ascoltato e tenuto in alta considerazione? Dove sono soprattutto i consigli per gli affari economici in cui i laici hanno veramente e pienamente voce in capitolo? Dove sono finite le voci profetiche che discernevano e denunciavano incoraggiavano ed esortavano, riscaldavano ed entusiasmavano? Per anni e anni, a parte qualche "pazzo" come Tonino Bello, come il dimenticato Silvano Riva o come Bettazzi, per citare alcuni di un elenco purtrop-po non lunghissimo, i Vescovi sembrarono tutti usciti con lo stampino dalla fabbrica del Vaticano, rappresentanti della S. Sede presso le Chiese locali (anzi, pardon ...particolari!...) come qualcuno si ostina a ritenerli e non espressione di esse. Per fortuna qualcosa accenna a cambiare... Ma lentamente, molto lentamente, e... con timore e tremore. Sogno una Chiesa che non sia una multinazionale con sede centrale a Roma dove tutto si pensa e si decide, con sedi periferiche e filiali in tutto il mondo, ma una Chiesa che sia Unione di Chiese, ognuna con le sue peculiarità e le sue ricchezze interscambiabili, comunità profetiche che camminano a fianco degli uomini, appassionate alla storia degli uomini e aper-te al loro grido... Una Chiesa in cui ogni Vescovo possa avere libero accesso al Vaticano non solo per rendere omaggio alla "Sede apostolica", ma per suggerire e correggere le storture senza rischi per la reputazione, la stima... e la "carriera"; e ogni prete, come ogni laico ragionevole e attivo, diventi di casa nell'episcopio e abbia libero accesso per parlare con il suo Vescovo, Padre e Pastore, e per essere da Lui con amore ascoltato. E naturalmente ogni laico, se il parroco non è in casa o in chiesa, sappia dove e quando trovarlo e che trovi il tempo di essere ascoltato e di farsi collaborare. Saranno sogni... ma fanno pensare...
Giacomo Ribaudo
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progetto: SoMigrafica 2009