Vincenzo Noto

 

 

SOLIDALI CON PIERA AIELLO

Siamo tutti testimoni

 

In queste ore c’è una persona di nome Piera Aiello che è ritornata a vivere a Partanna e che rischia dicadere vittima di “vendette mafiose”. Da qualche giorno la notizia della revoca del programma di protezione a Piera Aiello, testimone contro la mafia, è una questione molto grave e che deve sicuramente far riflettere. Non molti forse si ricorderanno chi è Piera Aiello e perché dedichiamo questo spazio alla sua vicenda personale e familiare. Ce lo rammenta lei stessa nella sua lettera inviata al Presidente della Repubblica lo scorso 14 aprile.

Così scriveva: “Presidente, chi Le scrive è Piera Aiello, tra le prime testimoni di

Giustizia contro la mafia, con Rita Atria, mia cognata, morta suicida per assenza dello Stato. Imparentata giovanissima e forzosamente alla famiglia mafiosa degli Atria di Partanna, decisi di rompere con quel mondo - e con qualsiasi connivenza omertosa che esso cercava di impormi e pretendeva di poter esigere da me come da chiunque essi ritenessero “appartenesse”, come cosa priva di anima e capacità di determinazione, alla medesima famiglia - dopo l’omicidio, davanti ai miei occhi, di mio marito. Egli era un personaggio violento che intendeva vendicare autonomamente ed illecitamente l’omicidio di suo padre; ma che trovò killer spietati a precederlo in quella ansia di faida sanguinaria. Fuggii da quel mondo con la mia piccola bimba Vita Maria, senza sapere a cosa andavo incontro né come avrei potuto vivere. Mi spingeva solo il desiderio di vivere una vita piena del “fresco profumo di Libertà” (come diceva Paolo Borsellino), quale ne fosse il prezzo da pagare. Ebbi la fortunata ventura di incontrare, su questo mio percorso di rottura con tutto il mondo criminale che quella famiglia impersonava, il Giudice Borsellino dal quale tanto sia io che mia cognata Rita Atria – che mi aveva seguito nella difficile scelta di Testimone di Giustizia – abbiamo ricevuto lezioni di vita ed umanità profondissime”. La lettera di Piera Aiello continua chiedendo al Presidente Napolitano di “essere confortata piuttosto che rassicurata”. “I testimoni sono una risorsa da curare con attenzione, - diceva qualche mese fa il Senatore Giuseppe Lumia in una intervista - non possono essere usati e poi trattati come se fossero un peso”. “Sono sicuro - concludeva Lumia - che adesso si farà di tutto per mettere in piena sicurezza la signora Aiello e migliorare la gestione dei testimoni di giustizia”. Da quanto apprendiamo in questo momento, da entrambi le parti in causa, non c’è nessuna chiarezza sulla sicurezza della signora Aiello e dei suoi familiari. Il nostro territorio purtroppo non è esente da individui e gruppi criminali. Da questi soggetti e gruppi pericolosi dobbiamo starne lontani e chiedere ai responsabili delle Istituzioni pubbliche di combatterli senza sosta e con impegno maggiore di uomini e di risorse economiche adeguate. C’è qualcuno di contro che continua inverosimilmente ad affermare che la mafia non è più presente e se c’è si occupa di qualche piccolo affare. Desideriamo manifestare, per quel che ci compete, la nostra vicinanza a Piera Aiello. Auspichiamo un chiaro e puntuale intervento del Ministro dell’Interno per dare una soluzione positiva all’intera vicenda. Come siciliani e cristiani non possiamo accettare che chi ha pagato personalmente con tanti sacrifici il suo impegno per la giustizia e per arginare la furia omicida della criminalità organizzata sia abbandonato a se stesso.

 

Don Francesco Fiorino

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009