Vincenzo Noto

 

 

TASSARE I CALCIATORI? PERCHE’ NO?

 

Le intenzioni del ministro Caledroli che non sa né parlare né stare zitto certamente erano diverse: distogliere l’attenzione degli italiani dai gravi problemi che attanagliano il paese e dalle reazioni di tutte le categorie professionali alle norme punitive di una manovra che appare sempre meno capace di ridurre il deficit e rispondere alle richieste della Comunità europea.

E senza che se ne sia accorto ( cosa che gli capita troppo spesso visto l’alto livello culturale del personaggio) Calderoli  ha affermato chiaramente ciò che le opposizioni sostengono da tempo: le misure previste dai decreti governativi non penalizzano i più ricchi ma caricano di ulteriori pesi le famiglie e le categorie più deboli.

Ma un problema vero lo ha sollevato. In certi settori del mondo dello sport, e in particolare in quello del calcio, c’è un giro di soldi sproporzionato all’effettivo bisogno e al rendimento per l’economia nazionale. Gli stipendi dei calciatori, dei manager, degli allenatori, dei procuratori e di quanti si muovono all’interno di un mondo che sembra senza regole sono esagerati e vanno riportati su binari più sicuri e più economici. Le società sportive spendono per acquisti mitici un mucchio di quattrini che finiscono con il drogare tutto quanto gravita intorno al calcio.

E’ vero che ci sono sports poveri dai quali la comunità nazionale riceve spesso gratificazioni inaspettate, ma tutto ciò che gira intorno al calcio, almeno nella massima serie,  appare senza regole.

C’è un presidente del Consiglio che è anche proprietario del Milan, nessuno meglio di lui conosce quanto di riprovevole dal punto di vista economico si aggira intorno agli stadi, perché  non richiama tutti ad osservare un minimo di regole che facciano giustizia tra un metalmeccanico che non riesce ad arrivare alla fine del mese e chi guadagna nel calcio migliaia di euro al giorno? Perché non si chiede a  questo mondo sempre più impenetrabile e carico di quattrini qualche sacrificio come è stato fatto per le altre categorie produttive del paese?

Si ha paura di intervenire? Certamente Calderoli parla per fini propagandistici, ma perché non lo si provoca chiedendo l’istituzione di un tavolo di trattative con lo scopo di mettere un po’ di ordine nei conti delle società finendo magari di dare contributi ai presidenti per le loro attività produttive? Un esempio per tutti? Moratti.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009