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TRATTATIVA STATO-MAFIA? SE SI, COME? Si fanno sempre più assordanti le voci circa trattative avvenute tra gli uomini degli apparati statali, con il consenso di uomini politici ( si ira fuori il nome dell’ex ministro degli interni Nicola Mancino), ed esponenti di Cosa Nostra per inquinare fasi processuali o determinare le modalità della applicazione delle condanne. Il solo fatto che si parli di questi temi fa rabbrividire ogni buon cittadino che ritiene sempre che lo Stato difende se stesso e difendendo se stesso difende di fatto tutti i suoi cittadini. Specialmente – se una distinzione va fatta – i più rispettosi delle regole della convivenza civile. Qui non si tratta di trovare un amico al Comune che ti fa togliere una contravvenzione perché probabilmente senza nemmeno accorgertene hai superato i limiti di velocità. L’offesa all’ordinamento e alla sicurezza dei cittadini è di una gravità estrema e meraviglia il fatto che dinnanzi a notizie di questo genere tutti restano fermi, comprese le associazioni che dovrebbero essere in prima fila a protestare e a scendere in piazza contro chi di fatto nelle istituzioni lavora contro i cittadini stessi. Cosa diversa sarebbe se le istituzioni dello Stato in cambio di una fattiva e concreta collaborazione i cui risultati devono essere evidenti a tutti, offrissero a collaboratori di giustizia riduzioni di pena per la loro partecipazione alla ridimensionare quanto meno del fenomeno mafioso. Perché troppo spesso senza la “collaborazione” di qualcuno da premiare otturandosi il naso non si può affossare l’organizzazione mafiosa. La rabbia dei cittadini è tanta e tale che pochi sarebbero disposti a tollerare uno Stato che di fatto finisce con l’allearsi con espressioni della società mafiosa sempre pronta a trarre vantaggi concreti da difficoltà della società civile. I cittadini chiedono severità da parte delle istituzioni perché in caso contrario si diffonderebbe la convinzione che i mafiosi possono tutto perché nessuno sa resistere alle loro pretese e nemmeno gli apparati statali con i quali è possibile scendere a trattative. Forse negli ultimi tempi c’è stata poca chiarezza tra i doveri che lo Stato ha di assicurare alla giustizia i criminali mafiosi e l’impegno a sradicare il bubbone mafioso che tanto male ha prodotto e continua a produrre contro una Sicilia che nella sua parte sana vorrebbe realmente liberarsi da un fenomeno che la distrugge quotidianamente nella sua più profonda identità. Vincenzo Noto
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