Vincenzo Noto

 

 

 

NON TAVOLI DI LAVORO MA PER IL LAVORO

 

Brutte notizie dal fronte del lavoro che c’è o che c’era. L’Italtel di Carini annuncia che solo nello stabilimento siciliano ci sono 230 lavoratori in esubero. Ed è più che ovvio che gli operai per difendere il loro posto di lavoro hanno organizzato una serie di scioperi. La Fiat di Termini Imerese non ha nessuna concreta prospettiva di sopravvivenza. Marchione dagli Stati Uniti fa sapere che verranno rispettati i tempi di chiusura di uno stabilimento che ha costi molto alti di produzione. E anche qui lo sciopero sembra l’unica arma rimasta in mano ai sindacati sempre più deboli ed emarginati dal dibattito in corso. Si sentono voci di cordate più o meno improbabili per salvare il lavoro degli operai con produzione di macchine ecologiche, ma a parte le voci, non si vedono in prospettiva vere cordate in grado di affrontare seriamente il problema. E speriamo che le cordate non nascano per scippare soldi alla regione e poi lasciare con il sedere per terra quanti si sono dati da fare sperando che si potevano creare posti di lavoro. Di cattedrali nel deserto il territorio della nostra isola è pieno e non abbiamo nessun bisogno di favorire truffaldini di ogni genere pronti a farsi belli con i soldi pubblici.

La Siremar sta entrando in un tunnel dal quale non si vede via d’uscita per la sicurezza dei posti di lavoro a motivo della privatizzazione della Tirrenia. Ed anche qui si parla di esuberi e di scioperi.

E l’elenco potrebbe continuare all’infinito se cominciamo a prendere in considerazione aziende private con poche unità lavorative. Aree industriali una volta considerate zone felici nella nostra regione si stanno trasformando in veri e propri cimiteri dove ogni giorno vengono celebrate esequie ad industrie che muoiono e a posti di lavoro che si perdono definitivamente. E fin adesso abbiamo parlato del lavoro che c’era. E le centinaia di migliaia di disoccupati che in ogni angolo della Sicilia sopravvivono con le pensioni delle nonne? Quali prospettive di futuro si offrono a quanti completano gli studi conseguendo un diploma o si laureano dopo anni di duri sacrifici e di spese spesso al limite della sopportazione per le famiglie? Si parla tanto di dialogo tra partiti, di riforme, di formule politiche che la gente non capisce più, perché maggioranza ed opposizione, sempre che si sappia chi è nella maggioranza e chi all’opposizione, non istituiscono veramente un tavolo non di lavoro ma per il lavoro e si affronta l’argomento con la serietà che la gravità della situazione veramente richiede? Che cosa si aspetta per cominciare a dare una speranza a chi non ha più ragioni per sperare e non ha nessuna prospettiva di vita dignitosa? Le organizzazioni criminali, sempre pronte a sfruttare ogni situazione di disagio, in un contesto nel quale manca il lavoro trovano terreno fertile per arruolare manovalanza a poco prezzo.

 

Vincenzo Noto

 

 

progetto: SoMigrafica 2009