«L’informazione
camuffa la realtà, la nasconde, la frantuma».
E’ un grido d’allarme, dal nord al sud del Paese. Qualcuno sostiene che
i giornali spariranno dalla circolazione. Qualche altro salva i
giornali, ma dice una preghiera per i giornalisti, ormai defunti.
Io ascolto e prendo nota, mentre qualcosa mi colpisce qui, alla bocca
dello stomaco. E’ sotto gli occhi di tutti la vicenda delle feste in una
casa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e delle numerose
ragazze che avrebbero accettato gli inviti, qualcuna anche con una ricca
ricompensa.
Sulle colonne di un autorevole quotidiano si accusa qualche direttore
di testata di avere nascosto, o dimezzato la notizia. E’ vero, non è
vero. Non si sa. L’unica cosa certa è che a farne le spese è
l’informazione, quindi, i giornalisti, categoria della quale faccio
parte da una quarantina d’anni.
Certo, come in tutte le professioni, anche tra i giornalisti potrebbe
esserci qualche mela marcia. Di qualche giornalista si dice che «è
bravo, ma è un disonesto».
Non sono d’accordo. Ma non sull’aggettivo. Non condivido la
definizione, perché un giornalista non può essere bravo se è ingiusto.
Un giornalista sleale è solo un disonesto, punto e basta.
Io ho ben altri esempi di questa professione. Porterò sempre impresso
nella memoria un cronista come Mario Francese, che nel gennaio del 1979
ha pagato con la vita l’amore per questo mestiere. Già, perché il primo
compito di un giornalista è quello di rispettare il lettore o chi
ascolta. E’ il suo modo di vivere, che è quello di informare.
Ora, viene fuori una sorta di disamore per un certo tipo di
informazione. Mi auguro soltanto che si tratti di un malinteso, di non
avere ben compreso la portata della notizia. Può accadere, ma solo
qualche volta.
Angelo Vecchio
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