Il verdetto del voto siciliano
Tra i candidati che gli elettori si
troveranno a scegliere ci sono indagati e condannati o avvezzi agli
sprechi. Nessun segnale di novità? La Chiesa alza la voce
Domenica 28 ottobre in Sicilia si vota
per eleggere il presidente della Regione e i 90 deputati dell'Assemblea
regionale.1600 candidati per 90 seggi e 11 candidati presidenti:
Giacarlo Cancellieri (Movimento 5 stelle), Rosario Crocetta (Pd, Udc,
Api), Giacomo Di Leo (Partito comunista dei lavoratori), Cateno De Luca
(Rivoluzione siciliana), Mariano Ferro (Forconi), Davide Giacalone
(Leali alla Sicilia), Giovanna Marano (Sel, Idv, Verdi e Federazione
della sinistra), Gianfranco Micciché (Grande Sud, Mpa , Fli), Nello
Musumeci (Pdl, Pid, La Destra), Lucia Pinzone (Movimento Voi), Gaspare
Sturzo (Ilef-Sturzo presidente).
Un dato balza subito agli occhi: la forte frammentazione dell'offerta
politica sia nei candidati presidenti che nei candidati al Parlamento
siciliano. E nuovamente si parla di Sicilia come laboratorio politico,
snodo chiave e cruciale per l'intero sistema politico italiano in vista
delle elezioni politiche di primavera. La preoccupazione è che questa
volta il laboratorio politico siciliano si presenta con toni negativi e
tinte fosche, perché la frammentazione del consenso, e quindi del quadro
politico, porta tanti a pensare che probabilmente verrà eletta
un'assemblea regionale molto variegata.
E se fossero queste le uniche tinte fosche, potremmo ritenerci ancora
fortunati. Ben vero, a questo già poco gradevole quadro, si aggiungono
almeno due elementi che aggravano ancora di più la situazione: la
questione degli indagati quando non addirittura dei condannati che si
trovano nelle liste dei candidati, e la questione degli sprechi. Cosa
succede in questa campagna elettorale? Partiti diversi ma uniti da uno
stesso metodo: quello di candidare indagati e addirittura condannati. A
destra quanto a sinistra. Al candidato del centrodestra Musumeci, ad
esempio, vengono rimproverate le candidature di un indagato a
Caltanissetta per una vicenda di appalti pilotati e di un altro
candidato che ha ricevuto una condanna a due anni per tentato abuso di
ufficio e falso ideologico. Ma vi è anche un condannato a tre anni per
peculato! E non va meglio nel centrosinistra. Due condannati per abuso
d'ufficio nelle file dell'Udc e del Pd. Ma anche nella liste di Grande
Sud (Micciché presidente) troviamo una persona rinviata a giudizio per
intestazioni fittizie di beni, usura e peculato. Nel Partito dei
siciliani un rinviato a giudizio per truffa aggravata, malversazioni a
danno dello Stato, e lo stesso candidato alla presidenza Cateno De Luca
sotto processo per tentata concussione e abuso d'ufficio.
Insomma, se di laboratorio politico si tratta, non è proprio quel tipo
di laboratorio che ci saremmo aspettati e che si sarebbe meritata la
Sicilia e l'Italia intera. Il secondo elemento che aggrava la
questione è quello riguardante gli sprechi. Domenica scorsa, ad esempio,
la trasmissione di Rai 3 "Report" ha portato le sue telecamere a Godrano,
in provincia di Palermo, paese con poco più di mille abitanti dove
l'impiego nella Forestale è la norma: compresi il sindaco, vicesindaco e
presidente del Consiglio comunale. E come non fare riferimento
all'inchiesta appena iniziata sulle spese dei gruppi parlamentari
all'assemblea che, dicono i bene informati, porterà probabilmente a una
tangentopoli in "salsa siciliana"?
Eppure, a chi è attento non sfuggono alcuni elementi perlomeno
interessanti, se non ancora del tutto indicatori di una tendenza che sta
cambiando. Nel mio ultimo articolo ("No
alla mafia camuffata di legalità") invitavo a guardare i
cambiamenti che sono in atto nelle Chiese siciliane. Mi hanno
impressionato per almeno due motivi e che molto sinteticamente esprimo.
Il linguaggio: diretto, essenziale e sopratutto comprensibile a tutti.
Ad esempio i vescovi spiegano perché intervengono a ridosso di una
elezione regionale. «La chiusura anticipata di una legislatura assai
travagliata e contraddittoria – scrivono i vescovi siciliani –
accompagnata dalle elezioni ormai prossime, giunge in una fase di
allarmante decadimento culturale, politico sociale ed economico della
Sicilia, [...] (per il quale) non vogliamo esimerci da un necessario
esame di coscienza riguardo alle responsabilità che anche noi credenti,
insieme con tutti gli altri, abbiamo avuto in questo processo di
degrado». E poi la proposta: i vescovi dimostrano di aver compreso che
le affermazioni generiche e le analisi approssimative non bastano. Per
capire i "segni dei tempi" occorre mettere insieme specialisti dei vari
settori strategici, da laici cattolici fortemente "incarnati" nelle loro
discipline e anche nella vita concreta.
Torneremo su questo documento ma quello che mi preme sottolineare è la
sollecitudine della Chiesa siciliana nei confronti di questa "notte
oscura" delle nostre comunità. Il messaggio? Riappropriarsi della
politica. Coltivare grandi sogni. Il sogno di una grande Sicilia e di
una grande nazione. Nella consapevolezza che tutto ciò passa da ciascuno
di noi.
(Nella foto di Bernhard J. Scheuvens, il Palazzo dei Normanni, sede
dell'assemblea regionale siciliana)
Roberto Mazzarella
|