Vincenzo Noto |
I castelli di carta (stampata): Berlusconi VS Fini
Pensando a come descrivere la situazione politica attuale mi sono tornate in mente queste parole: “Quando si vedono le varie parti politiche – e le correnti in seno a ciascuna – indebolirsi in sterili e dannose competizioni per bramosia di una più larga fetta di potere; quando si valuta il peso che la pressione fiscale impone ai più poveri mentre scalfisce solo in superficie i più facoltosi; quando si assiste allo scandalo dei favolosi guadagni che riescono tuttora ad ammassare alcuni ceti privilegiati, mentre i salari dei lavoratori e gli stipendi di altre benemerite categorie restano del tutto sproporzionati al costo della vita, allora è legittimo pensare che manca una sincera ricerca del bene comune, ossia di quel sano equilibrio che senza utopistici livellamenti, ripartisce equamente vantaggi e sacrifici.”
Viene naturale pensare che questo analista abbia pienamente presente Fini e Berlusconi, la crisi mondiale che attanaglia le nostre vite, lo scandalo dei costi della politica italiana, e gli stipendi occulti di quella siciliana... insomma la precisa situazione attuale. Invece è una nota illuminata della Conferenza Episcopale Siciliana del 10 ottobre 1974, a firma dell'arcinoto cardinale Pappalardo. L'accusa era ed è grave e profetica: quella di non ricercare il bene comune ma solo il profitto e il potere personale. Accusa, semplice, limpida e pungente... a differenza dell'attuale ecclesiastichese che è anche l'altra medaglia di un paese tenuto sotto scacco ed “angustiato” dal pericolo del trattamento Boffo, perpetrato dagli sgherri di un uomo che è ormai ai ferri corti: condannato solo quattro giorni fa per concorso in corruzione. Era la mente e il mandante di un'operazione volta allo scippo di un'azienda (la Mondadori con i suoi giornali). Il giudice, per il caso, ha comminato un'ammenda da 500 MILIONI di euro, ma il silenzio regna sovrano. Perché da quattro mesi si parla solo di una casa da 300 mila euro a Montecarlo, che al massimo, ristrutturata, avrebbe potuto fruttare un milione di euro? Di fatto contro Fini non c'è nulla di veramente definitivo, contro il presidente abbiamo una condanna definitiva! Eppure l'opinione pubblica si indigna contro l'uno, ma rende intoccabile l'altro. Ma cosa o chi è l'opinione pubblica? Davvero siamo diventanti così idiocratici da non capire? L'opinione della gente non può essere ipso facto quella dei direttori dei giornali, al tempo stesso burattini e burattinai! Non dovrebbe esserci identità neanche fra direttori e giornalisti... ma è così. Lo aveva capito la P2 di Gelli (nella quale era iscritto un tal Berlusconi S.) che tentava di comprare tramite Calvi il Corriere della Sera; lo ha capito Berlusconi, che ha fatto di Tv e giornali e persino dell'antiberlusconismo i suoi punti di forza; forse anche lo ha capito anche Fini che in questo trattamento-Boffo contro di lui, sta ottenendo di fatto più campagna pubblicitaria di quanta ne abbia richiesta, e comunque deliberatamente cercata creando, udite!udite!il dissenso nel Pdl: il “partito della libertà di adulazione di Silvio”. Così, se il culto dell'unico divo traballa, egli scatena l'ira dall'olimpo di Arcore con fulmini e dossier-boffo contro Fini. Insomma il potere mediatico dato dai soldi e dai giornali ottenuti con la corruzione dei giudici; il potere politico offerto con fiducia dai cittadini servono solo a costruire l'impero e il culto idolatrico dell'imperatore-dio dei teleschermi. Berlusconi è l'anticristo? No di certo! Sta però passando un'idea pericolosa: se hai un'opinione politica diversa (da lui), ti finisce come, Marrazzo, Boffo e Fini mentre i vari Caliendo, Verdini, Berlusconi e cricca si fanno un baffo della magistratura, che da un lato denigrano e dall'altro corrompono. La magistratura insomma non fa più paura mentre, si teme come la scure la disinformazione imperante. E la disinformazione televisiva, la più forte, è in mano al Governo tramite la RAI ed una holding: al cui capo sta al momento un solo uomo: Berlusconi. L'informazione è stata trasformata impunemente in un manganello brandito da squadracce fasciste di giornalisti senza ordine né onore: invischiati da un lato in rapporti istituzionalizzati di corruzione politica (vedi i finanziamenti ai giornali che hanno un referente politico); terrorizzati dall'altro da rapporti di lavoro precario e dipendente da chi di fatto pubblica e vende la notizia e si prende i finanziamenti. Pochi, sul web, resistono liberi. E' l'apocalisse? No! Ma siamo ad un bivio: o capiamo che la politica non è questione di cricca da biasimare, ma l'esercizio attivo del nostro diritto, natio o acquisito, alla cittadinanza da usare secondo tutte le sue giuste forme; o ci ritroveremo presto in un nuovo “ventennio” dove il manganello non è di ferro ma distrugge una persona colpendo la sua stessa credibilità e dignità. Si impone perciò uno scatto d'orgoglio per diventare noi tutti i “primi cittadini” del paese.
Riccardo Incandela
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progetto: SoMigrafica 2009